Corriere della Sera

INDOVINA CHI (NON) VIENE A CENA GRANDI MANOVRE TORMENTATE

- Di Antonella Baccaro

L’ invito a cena ai tempi di WhatsApp e diavolerie simili é pur sempre un invito a cena, uno dei rituali più emozionant­i della schermagli­a amorosa. Per il resto, be’, cambia tutto. La prima mossa il nostro la fa tramite un messaggio parlante, ora i ggiovani fanno cosi: inviano la propria voce registrata. Un mezzo che consente di far percepire la trepidazio­ne di chi parla ma al tempo stesso annulla l’imbarazzo. Carino. Il nostro ne è maestro: scherza sui nostri orari inconcilia­bili, allude, divaga e alla fine piazza l’invito. Il bello arriva dopo: bisogna scegliere uno slot, insomma una fascia oraria che può essere allocata in una giornata a scelta tra il giovedì e il venerdì. Mentre già ci interroghi­amo sul perché il week end sia off limits, ci ritroviamo davanti al primo dilemma: lo slot in prima serata è da bacchetton­e? E quello in seconda non sarà un implicito invito al dopocena? Si gioca di rimessa fingendo di non aver capito e collocando la disponibil­ità in una furbissima (secondo noi) fascia intermedia del venerdì. L’arbitro però è inflessibi­le: venerdì ha già prenotato in due posti assolutame­nte esclusivi, il primo offre solo la fascia oraria Suor Cristina, il secondo quella “panterona”. Per dire tutto questo ci manda una schermata via email con due caselle ciascuna delle quali reca l’insegna del ristorante abbinato: noi in quale vogliamo stare? Per fortuna uno dei due locali è un giapponese: bacchette tutta la vita. Dunque seconda serata e sia quel che sia. Il nostro non fa una piega, ci avvisa con un sms che impiegherà il primo slot in un aperitivo (altrove) e che poi «noi due ci si vede lì». Non

La scelta dell’ora e del ristorante, poi la deviazione sull’«ape»

sappiamo se azionare subito il comando “espulsione” o dargli una seconda possibilit­à. Resistiamo, certe che il bello debba ancora venire. Infatti all’alba del venerdì, mentre noi abbiamo già rivoltato l’armadio e un paio di boutique, l’ineffabile ci chiede «se abbiamo qualcosa in contrario a switcciare gli slot e a convertire la cena in un “ape”». A questo punto, certe di non appartener­e a quest’epoca, ci affidiamo alla tradizione e alle sue semplici regole. Casella unica: accettare e dare buca.

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