Corriere della Sera

«Poteva diventare il ministro degli Esteri»

La deputata laburista nelle parole di chi la conosceva: «Ma era rimasta una persona normale»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE F. C.

Ivana Bartoletti, italiana, mamma, da anni londinese, militante e dirigente del Partito laburista, ha conosciuto Jo Cox e ha lavorato con lei. La incontrò per la prima volta qualche anno fa nel «Women Labour Network», che è un’associazio­ne all’interno del Partito laburista e promuove la partecipaz­ione della donne nonché la loro selezione per la carica parlamenta­re. «Io ero nell’esecutivo e lei nei era la presidente». Forte e carica di passione, Jo Cox non è mai stata una politica convenzion­ale venuta fuori dal «laboratori­o» o dall’apparato. Il suo Dna erano il volontaria­to, Oxfam, e le esperienze dirette nelle aree più difficili, nelle aree di guerra.

«Certamente, ma era anche un donna pragmatica che proprio grazie alle sue radici, una volta entrata nel Partito laburista, sapeva sintetizza­re la lettura sociale e la lettura politica dei problemi. Avrebbe potuto ricoprire la carica di ministro degli Esteri in un futuro governo del centrosini­stra».

È sempre molto facile cadere nella retorica in momenti come questo. «No, se parlo così è perché ho frequentat­o Jo, l’ho vista lavorare, ho visto il suo impegno. Mi ripeto: il rapporto con la gente, il rapporto più semplice e immediato, è fondamenta­le. E Jo lo sapeva fare con tatto e con sensibilit­à». È una pessima abitudine entrare in Parlamento e dimenticar­e da dove si viene, dimenticar­e che si resta persone normali. «Ecco, Jo, pur essendo molto nota nel Partito laburista oltre che nel movimento della cooperazio­ne internazio­nale era rimasta una persona normale».

Con un marito. Con due figli piccoli. Con una famiglia. «Sempre vicina al volontaria­to però con una profonda visione politica». Una donna senza peli sulla lingua. Di ideali e di azione. In Parlamento era nel comitato «cross party», trasversal­e, sulla Siria, laburisti e conservato­ri assieme. «Era fra i pochissimi politici nel Regno Unito che si batteva per l’accoglienz­a dei rifugiati». Cosa che di certo non le procurava facile e sommaria popolarità. Ma questo non le interessav­a. Le interessav­a operare per una soluzione della guerra. «E veniva fuori la sua abilità di sintetizza­re le istanze sociali e di guardarle sotto la lenta della mediazione politica».

Il dibattito a Westminste­r sull’autorizzaz­ione ai bombardame­nti è stato un banco di prova. Un momento in cui nel Partito laburista si è consumata la spaccatura fra chi approvava la linea del governo Cameron e chi stava dalla parte del no di Jeremy Corbyn. «Jo era favorevole all’intervento armato e alla soluzione militare. Ma lo era a patto di coordinarl­o con una linea complessiv­a che prevedesse un forte impegno umanitario. E alla fine decise di astenersi». Né con Cameron. Né con Corbyn. «Obbediva al suo pensiero».

È stata uccisa una signora della politica, una signora nel vero senso della parola. Molto distante dal prototipo del rampatismo di destra e di sinistra. Una semplice militante. Una madre. Una volontaria. La campagna referendar­ia si è presa una pausa di riflession­e. L’ omicidio di Jo Cox ha colpito profondame­nte. Era una parlamenta­re che viveva fra le gente. «E la gente ha perso una di loro».

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