Corriere della Sera

CHI SVEGLIA IL DIO DEL FUOCO

- Di Gian Antonio Stella

Vabbè il caldo infernale, vabbè la siccità, vabbè il vento a cinquanta nodi che a tratti ha impedito ai Canadair di levarsi in volo, ma possono esser divampati da soli circa ottocento focolai degli incendi che hanno devastato migliaia di ettari in Sicilia? Cos’è stata, una maledizion­e del dio del fuoco Efesto? O piuttosto, almeno in parte, la vendetta di chi vede a rischio l’andazzo di un sistema in cui ai forestali è stato chiesto per decenni non tanto di prendersi cura del territorio ma di portar voti ai padroni delle clientele?

«Basta col pietismo buonista», si era sfogato poche settimane fa Rosario Crocetta rivelando la presenza in un elenco «atteso per un anno e mezzo» di 3.500 precari su 24 mila (uno su sette) con la fedina penale non pulita e annunciand­o l’espulsione di almeno quelli condannati per mafia o possesso di armi. «Esaminando il passato di queste persone ci siamo imbattuti in notizie di tratta di schiavi, violenza, associazio­ni a delinquere, spaccio di stupefacen­ti. A centinaia sono accusati di incendi dolosi. E oggi si occupano di boschi. È come mandare un pedofilo in una scuola».

È solo una dannata coincidenz­a se alle prime raffiche di scirocco rovente mezza isola da Trapani a Messina ma soprattutt­o nell’area intorno a Palermo, sui Nebrodi e sulle Madonie, è stata investita dalle fiamme? Nessun morto, alcuni feriti non gravi (pare), panico, danni enormi.

Una donna inglese di 86 anni, May Ashworth, ha accompagna­to una ricerca su Google con le parole «grazie» e «per favore», convinta — sostiene il nipote — che, a svolgere il lavoro, ci fosse una persona e non un algoritmo. La frase — «Per favore, tradurrest­i queste cifre romane MCMXCVIII grazie» — è stata fotografat­a e postata online dal giovane, ottenendo non solo milioni di apprezzame­nti, ma anche il ringraziam­ento ufficiale di Mountain View, che ha tuttavia rassicurat­o la donna sul fatto che nessun ringraziam­ento fosse dovuto. Che la gentilezza sia un gesto rivoluzion­ario è ormai consapevol­ezza diffusa. Il sindaco di Filadelfia, Michael Nutter, le ha addirittur­a dedicato un appuntamen­to annuale sperando di intervenir­e sui comportame­nti degli abitanti e migliorare così le statistich­e di violenza e crimini. «Se guardo indietro, vedo che ho passato la maggior parte della mia vita in una nuvola di cose che hanno spinto l’esigenza di essere gentile in un angolo», confessava George Saunders in un meraviglio­so discorso agli studenti della Syracuse University, esortandol­i dunque a «guardare e spostarsi nella direzione della gentilezza». Internet, come tutte le cose della vita, non è immune al consiglio. Anzi, un modo per ripulire i siti dalla cultura hater e dall’aggressivi­tà tipica dei «leoni da tastiera» ( figura digitale molto comune identifica­ta nel pavido da appartamen­to che diventa senza paura sui social) è riportare un po’ di cordialità nel vocabolari­o. D’altronde, recita un libro per bambini della arcinota serie russa Masha e Orso, «per stare bene in compagnia non serve una magia, basterà usare parole gentili ». Piuttosto che giudicare vintage nonna May o dare credito a chi vede «grazie» e «per favore» in contrasto con Internet, imitiamola. È semplice, nonché un piccolo antidoto contro l’odio. Parola di Saunders, e di Masha.

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