Blazer di carta stile kimono e camicia-sottoveste Il nuovo minimal è così
Cinquant’anni di lontananza da Santa Croce dopo l’alluvione del 1966 che lo tenne per diciotto ore sott’acqua. La presenza di spirito — il lampo di genio — dell’allora sovrintendente Ugo Procacci che fece «fermare» provvisoriamente con la carta velina (a noi profani, viste in foto dell’epoca, paiono degli umanissimi bendaggi da malato) la vernice che si sarebbe staccata, dissolvendosi, dai pannelli di pioppo (oltre sei metri di altezza per due e mezzo di larghezza) sulle quale Vasari l’aveva dipinta. «L’ultima cena» non si è potuta restaurare per decenni: non c’era la tecnologia adatta per rimpiazzare il supporto di gesso che s’era dissolto. Poi si trovò il modo, ma mancavano i soldi. Quelli, meritoriamente, li ha messi Prada, e il miracolo l‘hanno fatto i restauratori dell’Opificio delle pietre dure fiorentino diretti da Marco Ciatti che ieri n blazer di carta o un impermeabile monacale lungo fino ai piedi? Le due facce della nuova moda minimal sono andate in scena ieri. Una è quella del designer giapponese Hiroki Nakamura, fondatore e designer del brand Visvim, nome che declina il termine latino vis, sintesi di forza e rapidità, «a un’inclinazione personale per la lentezza». L’altra visione è quella di Lucio Vanotti, designer bergamasco, apprezzato da Armani che gli ha aperto il suo teatro per la sfilata consacrandolo tra i talent.
Nakamura ci sa fare con la comunicazione. Lo show alla Limonaia Zanobi del Rosso del Giardino di Boboli è tutto un’attesa. Al cancello agli ospiti vengono consegnate giacche in juta da indossare, con il pesce stilizzato, blu, marron o rosso, simbolo del marchio. Marines agé si schierano sulla pedana e cominciano spazzare improvvisando passi di Rock’n’roll. Poi si avvicinano alla prima fila e invitano a ballare improbabili soldatesse. Il ritmo sale, e i ballerini over 50 sono travolgenti. Irrompono i modelli vestiti con pantaloni da lavoro e giacchine a scatola o maxi felpe celesti e bermuda blu. In testa hanno capelli di paglia da marinai. Ci sono anche le modelle, perché ormai le sfilate si fanno miste. Indossano gonne arricciate rosse con le scarpe in tinta.
Una lunga esperienza nell’active wear, Nakamura, 45enne, capelli a coda e volto da samurai, ha lanciato il suo brand nel 2000 e oggi include calzature, abbigliamento e fragranze. Come cambia la moda? Mostra la maniche della sua giacca. «È un kimono tinto secondo una antica tecnica. Le gonne sono di carta», dice fiero. Molto applauditi anche i 13 originali ballerini inglesi di Portsmouth che hanno cominciato per divertimento nel tempo libero e ora con il loro gruppo, Now thats Jive, Company B, girano ovunque.
«Adagio, allegro, andante» è il titolo che Lucio Vanotti ha scelto per la sua sfilata alla Dogana. Il designer diplomato alla Marangoni di Milano dà un’ottima interpretazione di moda italiana che lavora sui modelli e sui tessuti per creare un nuovo concetto di genderless con la peculiarità di non rendere mai troppo effemminato un ragazzo o mascolina una donna. E, guardacaso, si è imposto soprattutto in Giappone...
La giacca doppiopetto bianca a righe rade ha la manica kimono «la rende adatta a diverse fisicità. Ti avvolge e non ti fa sentire troppo over», spiega lo stilista prima dello show, con calza zen. Una moda fluida, fatta di sovrapposizioni, proiettata dietro la figura, come il gilet che diventa cappa. I pantaloni sono larghi e hanno la coulisse. «Non hanno la patta, ma ho messo i passanti così puoi stringerli con la cintura per un effetto classico». La camicia è lunga fino al polpaccio, sulla sottoveste fino ai piedi, la maglia è corta corta. «Un’esasperazione delle forme per esaltare i pezzi basici, camicia, maglia blazer». Eccola la nuova moda minimal. Sfilate Un look di Lucio Vanotti. In alto, un momento della passerella di Hiroki Nakamura, fondatore e designer del brand Visvim