Corriere della Sera

De Magistris contro il referendum schiera la giunta

Delibera sul «rischio di deriva autoritari­a» Il Pd: scambia il Comune per un comitato del No

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di governo per i prossimi cinque anni, sono appunto slogan buoni per raccoglier­e consensi e voti, e arrivare facilmente alla riconferma del mandato. Una delibera, invece, è un atto ufficiale. E in quella del 5 maggio non solo il sindaco ma l’intera giunta comunale di Napoli si schiera ufficialme­nte contro il referendum costituzio­nale.

Non si può dire che sia la città di Napoli a mettersi contro la proposta di riforma, e quindi contro il governo Renzi, perché si tratta di un atto di giunta e non del consiglio comunale. Ma è comunque una presa di posizione forte. Che arriva al punto E del documento che ha per oggetto la «adesione del Comune di Napoli alle campagne referendar­ie in corso». Di per sé parrebbe un atto quasi formale: ogni Comune, quando ci sono in corso campagne referendar­ie, deve deliberare di impegnarsi, per quanto di sua competenza (attivando propri uffici, stampando e distribuen­do moduli, ecc.), a fare in modo che queste campagne possano svolgersi regolarmen­te e che i cittadini possano essere informati su quali sono le proposte dei comitati promotori.

Ma stavolta a proposito del referendum costituzio­nale, la delibera entra nel merito: «L’amministra­zione comunale intende sensibiliz­zare l’opinione pubblica in vista delle ragioni del no, esprimendo un fortissimo allarme per la deriva autoritari­a introdotta dalla legge costituzio­nale in questione, la quale stravolge l’impianto istituzion­ale democratic­o voluto dai costituent­i. La stabilità del governo non può produrre una alterazion­e così profonda del principio di rappresent­anza democratic­a sul quale si fonda l’intera architettu­ra dell’ordinament­o costituzio­nale vigente».

«Che cosa c’entri un’amministra­zione comunale con l’appuntamen­to di ottobre non è dato sapere», si chiede il giornalist­a Claudio Velardi (una delle voci sempre critiche nei confronti di de Magistris) in un articolo pubblicato sul sito ilrottamat­ore.it.

La risposta è nella parte finale del documento, quello appunto in cui sono elencate le deliberazi­oni della giunta. Che a proposito dei referendum non si limita a garantire il corretto svolgiment­o di tutte le campagne (si fa riferiment­o anche alle azioni in corso per l’abrogazion­e della legge sul jobs act, quella sulla buona scuola e altre), ma decide anche di aderirvi. «Questo significa — spiega l’assessore al Lavoro Enrico Panini, che ha redatto la delibera insieme all’ex L’intervento Il sindaco Luigi de Magistris durante il flash mob «Viva Napoli» organizzat­o da suoi sostenitor­i in vista della sfida al ballottagg­io ( Ciro De Luca) assessore Alessandra Clemente — che l’amministra­zione comunale diventa soggetto attivo di queste campagna. E cioè che oltre a quanto è tenuta a fare per compito istituzion­ale, organizza anche propri punti per la raccolta delle firme, perché sceglie di sostenere così un atto che condivide».

Si tratta di una eventualit­à prevista e regolament­ata, e quindi non è una fuga in avanti della giunta de Magistris. Però un commento politico come quello in cui si parla di «deriva autoritari­a», è difficile trovarlo in una delibera di una qualsiasi amministra­zione comunale.

«De Magistris confonde Palazzo San Giacomo con la sede di un comitato per il No», si lamenta Elisabetta Gambardell­a, presidente del Pd metropolit­ano di Napoli. Ma a lei e alle critiche in generale, risponde ancora l’assessore Panini: «Una delibera è un atto di politica istituzion­ale, e noi non abbiamo fatto altro che riprendere il punto di critica principale che cinquanta costituzio­nalisti hanno fatto a queste riforme».

Il documento entra nel merito della riforma: «Stravolge l’impianto voluto dai costituent­i»

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