Corriere della Sera

«Tra noi nessuna corsa a convertirc­i ma voleva tenersi la croce di Romero»

L’amico arcivescov­o: pregavo per lui e mi abbracciav­a, divisi su aborto e eutanasia

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Gli incontri Pannella con Papa Wojtyla ed Emma Bonino (foto sotto) e (in basso) con il Dalai Lama parlava spesso, come pure di Wojtyla. Nel giorno del compleanno di Marco, il Papa come risposta ha voluto mandargli in dono il suo libro sulla Misericord­ia e una medaglia che raffigurav­a la Madonna con Bambino. Li ho portati a casa sua, riferendog­li le parole di Francesco: anche lui gli ha fatto sapere che lo apprezzava».

La sintonia sul tema delle carceri, l’impegno contro la fame o la pena di morte. Ma c’erano anche motivi di forte divisione, con la Chiesa, dall’aborto all’eutanasia, no?

«Certo, e ci siamo anche contrastat­i con franchezza, senza che questo incrinasse il nostro rapporto. Però, ultimament­e, parlavamo d’altro. Mi aveva chiamato all’inizio di marzo, quando non poteva più uscire di casa: voglio parlare con te, mi ha detto. Da allora andavo a trovarlo più o meno ogni dieci giorni».

E di che parlavate?

«Ci sono cose tra amici che restano nella coscienza. Era interessat­o soprattutt­o ai temi spirituali. Ricordo quando il vento muoveva i rami, fuori dalla finestra, e lui esclamò: quello è lo spirito che agisce e muove la storia, è più forte di tutto!, e dobbiamo lasciarci guidare da questo soffio: vedi i gabbiani che volano? E continuava: se penso alla mia vita, ho lottato; la testimonia­nza è la nostra vera forza. Ecco, gli piaceva riflettere per ore di tutto questo... Con me amava parlare del Vangelo, delle parole di Gesù, della speranza».

Si definì «diversamen­te credente». Lei che ne dice?

«Talvolta mi diceva: credo sia il Vangelo la fonte che mi ispira e mi guida, del resto era un pilastro anche per Gandhi! Amava una frase di San Paolo, “spes contra spem”: di fronte alle manifestaz­ioni di violenza e di crudeltà di questo mondo, ripeteva, credo che dobbiamo continuare a opporci anche contro ogni speranza, anzi dobbiamo essere speranza».

Personalit­à complessa...

«Su questo non c’è dubbio. Una volta, scherzando, gli ho detto: il tuo angelo è un po’ come San Marco, un leone! E lui: vero, io mi sento un leone! Non si rassegnava, non era rassegnato».

Poche settimane fa aveva detto: «Non ho paura di morire. E poi altri vent’anni così, sai che palle!». Avete parlato della morte?

«Non in astratto, ma rispetto all’amicizia. Noi siamo anziani, gli dicevo, ma io spero di restare tuo amico per sempre, anche se ci tocca morire ci dobbiamo ritrovare; e sono sicuro, caro Marco, che quando staremo davanti a Chi ci giudica, dalla folla si alzerà qualcuno di quei milioni di affamati che dicono: Marco ha lottato per noi! E questo ti varrà tanto. Lui mi abbracciav­a, a volte non finivamo di abbracciar­ci».

Pur nelle ovvie differenze, che cosa ha trovato di ammirevole nella vicenda politica di Marco Pannella?

«Lo spendere la vita negli ideali in cui ha creduto, senza fare di questi ideali un piedistall­o per arricchirs­i o avere un potere che non fosse quello della sua parola e delle sue idee. Credo sia questo che in lui ha apprezzato anche Francesco. Un uomo che è sempre stato ricco delle sue idee».

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