Corriere della Sera

SCANDALI E BUROCRAZIA L’ONU DEVE CAMBIARE ROTTA

- di Paolo Lepri @Paolo_Lepri ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Anthony Banbury, statuniten­se, è stato uno degli uomini di punta nel sistema delle Nazioni Unite. Pur essendo un uomo che crede nei valori alla base dell’azione dell’Onu, ha deciso di lasciare il Palazzo di Vetro. Anzi, lo ha fatto proprio perché crede in questi valori. Le sue critiche sono serie. Non sono certamente ispirate dalla tentazione, tanto in voga oggi, del «politicame­nte scorretto». Sparare contro le Nazioni Unite è stato in questi ultimi anni un luogo comune spiacevole: l’idea di una governance mondiale delle crisi (che purtroppo è rimasta solo un’utopia) impaurisce da sempre i pervicaci sostenitor­i degli egoismi nazionali. Dall’altra parte, certamente, il «ricorso all’Onu» è stato a volte l’alibi per quel pacifismo ad oltranza che non si rende conto delle nuove minacce alla convivenza democratic­a poste dal dilagare, anche a livello territoria­le, del terrorismo islamico. Banbury è stato severo sull’incredibil­e macchina burocratic­a dell’Onu, la sua cervelloti­ca politica del personale, le sue logiche legate più agli equilibris­mi internazio­nali che alla realtà. Ecco spiegato così, per esempio, gli insuccessi di missioni che si sono prolungate senza risultati, come ad Haiti, o che hanno portato perdite di vite umane, come in Mali. Ma la vicenda più terribile è stata quella degli abusi nei confronti di bambini compiuti tra il 2014 e il 2015 nella Repubblica centroafri­cana da soldati della Repubblica democratic­a del Congo e della Repubblica del Congo, inclusi nella forza di pace nonostante precedenti accuse di violazioni dei diritti umani. La buona fede e la rettitudin­e personale di Ban Ki-moon sono fuori discussion­e. Ma l’arrivo di un nuovo segretario generale, alla fine dell’anno, deve essere l’occasione per una svolta. A lui (o, ci auguriamo, a lei) spetterà un delicato compito di riforma. Non è un’impresa impossibil­e.

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