Equilibrio tra i sessi
La riforma propone anche un meccanismo, per l’elezione dei magistrati al Csm, per garantire parità di genere. È la doppia preferenza vincolata: se si scelgono due nomi, è obbligatorio votare un uomo e una donna. Se al primo turno non ci fossero candidate sufficienti, si andrebbero a pescare altre donne tra le più votate nella graduatoria dei non eletti invece un doppio turno di votazioni. Al primo si potranno presentare tutti i magistrati, senza liste o sigle di appartenenza, anche singolarmente; in questa ampia platea i magistrati saranno chiamati a selezionare, attraverso il voto, un numero di candidati quadruplo rispetto ai 16 posti in palio; 64 togati divisi per ruolo e distribuiti come i posti da assegnare: 8 magistrati di Cassazione per 2 seggi, 16 pubblici ministeri per 4 seggi e 40 giudici per 10 seggi. Solo dopo, i candidati eletti potranno riunirsi per correnti o liste distinte, sulla base di programmi elettorali e organizzativi, in modo da dare voce e riconoscibilità ai diversi orientamenti culturali (e politici) presenti in magistratura.
La parità fra uomini e donne nell’organo di autogoverno (oggi pressoché inesistente: una sola magistrata siede a Palazzo dei marescialli) viene auspicata dal momento che ormai la metà o più delle toghe italiane è femmina. Per realizzarla il meccanismo elettorale proposto prevede la doppia preferenza vincolata: se si scelgono due nomi, è obbligatorio votare un uomo e una donna. Inoltre, se la parità fra candidati non emergesse dalle urne al primo turno, si andrebbero a pescare altre donne fra le più votate nella graduatoria dei non eletti, aggiungendole fino a raggiungere la metà dei posti da ricoprire (almeno 32).
Sezione disciplinare