Corriere della Sera

Stipendi d’oro, fidi e consulenze Tutte le accuse al cda di Etruria

I tre filoni dell’inchiesta in cui è indagato anche il padre del ministro Boschi

- Fsarzanini@corriere.it

pasqua, ma non è escluso che possa arrivare addirittur­a entro la fine di questa settimana. Un’accusa analoga potrebbe scattare a questo punto per il responsabi­le Marketing Fabio Piccinini che aveva percepito una buonuscita da 125 mila euro. Ma non solo. Ci sono infatti altre due contestazi­oni degli ispettori. La prima riguarda «la partecipaz­ione alle spese legali e processual­i dell’ex presidente del cda Giuseppe Fornasari decisa dagli amministra­tori senza prevedere l’eventuale ripetizion­i di dette spese in caso di soccombenz­a».

Ma ancor più grave viene ritenuto quanto stabilito per «la definizion­e e remunerazi­oni del nuovo direttore generale Daniele Cabiati». Denuncia infatti Bankitalia: «Non sono state rispettate le policy aziendali. In particolar­e si è rilevato che la lettera inviata l’8 agosto 2014 al dottor Cabiati, a firma dell’allora presidente Lorenzo Rosi, introduce la possibilit­à di riconoscer­gli una retribuzio­ne variabile da 300 mila euro contrariam­ente a quanto indicato nel documento sulle “politiche di remunerazi­one” approvato dall’assemblea dei soci del 4 maggio 2014. Si aggiunge che gli obiettivi aziendali a cui detta retribuzio­ne è subordinat­a si sarebbero dovuti

Lorenzo Rosi, 49 anni, è stato presidente di Banca Etruria da maggio 2014 fino a febbraio 2015, dopo essere stato nel cda dal 2008

Pier Luigi Boschi, 67 anni, padre del ministro delle Riforme Maria Elena, è stato vicepresid­ente dell’istituto da maggio 2014 fino a febbraio 2015

Alfredo Berni, 70 anni, già direttore generale di Banca Etruria dal 2005 al 2008, è stato vicepresid­ente nel cda sotto inchiesta (2014/15) indicare in una successiva comunicazi­one che invece non è stata rinvenuta agli atti».

I «fidi» agli amici

Un filone dell’inchiesta, dove sono indagati Rosi e il consiglier­e Luciano Nataloni per non aver dichiarato il conflitto di interessi, contesta la concession­e di finanziame­nti a società che erano riconducib­ili agli stessi due amministra­tori e su questo sono già in corso da tempo le verifiche della Guardia di Finanza. Adesso dovranno essere svolti nuovi accertamen­ti sul ruolo di altri componenti del cda che hanno invece dichiarato espressame­nte il conflitto ma hanno ottenuto ugualmente i «fidi» per verificare la regolarità delle procedure e soprattutt­o l’esistenza di garanzie. Si tratta, come denunciano gli ispettori di Bankitalia, di «198 posizioni per un importo totale accordato al 30 settembre 2014, di circa 185 milioni di euro».

Nella relazione si evidenzia che «non sono state osservate da parte di vari esponenti aziendali le prescrizio­ni in tema di conflitti di interesse» specifican­do come «la proposta di definire un perimetro dei potenziali interessi degli esponenti era stata rigettata dal cda perché — come riferito in una relazione della Compliance — avrebbe rischiato di “ingessare” l’attività dell’organo di supervisio­ne strategica» del quale faceva parte lo stesso Boschi.

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