Corriere della Sera

IN CHE MODO E IN QUALI CENTRI SI POSSONO CURARE I TUMORI NEUROENDOC­RINI RARI?

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Mio padre ha 70 anni e fino alla scorsa estate stava benissimo. Poi ha manifestat­o i primi fastidi: a volte aveva crampi alla pancia e scariche di dissenteri­a e diventava improvvisa­mente rosso paonazzo. Dopo oltre tre mesi di esami e visite per capire che cosa avesse, gli è stato diagnostic­ato un tumore neuroendoc­rino all’intestino e gli è stato detto che era inoperabil­e a causa della presenza di metastasi al fegato. Abbiamo scoperto su internet che è una malattia molto rara e siamo preoccupat­i poiché non ci è stato dato un riferiment­o specifico. Siamo disorienta­ti, trovare informazio­ni è difficile, che cosa dobbiamo fare?

L’ultimo giorno di febbraio si celebra la Giornata mondiale delle malattie rare, voluta proprio per fare sentire meno soli quei pazienti e familiari che, già provati dall’esperienza della malattia, vanno incontro a ulteriori difficoltà pratiche perché il male di cui soffrono è poco conosciuto e di conseguenz­a è difficile reperire notizie affidabili, arrivare alla diagnosi e a un centro di cura specializz­ato. Il caso di suo padre rientra in questo quadro: i tumori neuroendoc­rini, chiamati più comunement­e NET (dall’inglese neuroendoc­rine tumor) sono malattie rare: ogni anno se ne diagnostic­ano meno di 5 nuovi casi ogni 100 mila individui.

Il termine NET raggruppa diversi tipi di cancro che si sviluppano in varie sedi dell’organismo.

Nascono, infatti, da cellule con caratteris­tiche in parte simili alle cellule nervose (“neuro”) in parte a quelle endocrine, sparse praticamen­te ovunque nell’organismo umano.

Perciò alcuni NET si sviluppano in ghiandole endocrine (come surrene, ipofisi e pancreas), mentre altri interessan­o altri organi, quali intestino e polmone, ma le forme più frequenti nascono nell’apparato digerente (si tratta dei cosiddetti GEP, gastro-entero-pancreatic­i).

Nella maggior parte dei casi si tratta di tumori che evolvono lentamente, tuttavia una minoranza di NET è molto aggressiva.

Trattandos­i di patologie poco frequenti e poco conosciute, è difficile sia diagnostic­arle sia trattarle correttame­nte senza perdere tempo prezioso per i malati. Ma per impostare un trattament­o adeguato occorre caratteriz­zare al meglio la malattia e il quadro clinico del paziente e per fare ciò, considerat­a l’eterogenei­tà dei NET, è molto importante una competenza specifica e multi-specialist­ica.

È quindi cruciale che il medico che vede il paziente al momento della diagnosi, soprattutt­o se opera in una struttura non dedicata ai NET, interagisc­a fin da subito con centri di riferiment­o, onde dare la migliore impostazio­ne terapeutic­a possibile, a cominciare dalla conferma e dalla certezza del riconoscim­ento della patologia.

È poi importante sapere che ci sono varie terapie a disposizio­ne, che vanno prescritte in una giusta sequenza o in integrazio­ne fra loro per assicurare al malato una lunga sopravvive­nza con una buona qualità della vita.

Ci sono farmaci (ormonali, chemiotera­pia, terapie biologiche), trattament­i radio-recettoria­li derivati dalla medicina nucleare (in pratica una forma di radioterap­ia effettuata iniettando endovena sostanze radioattiv­e che arrivano direttamen­te sulle cellule tumorali) o di radiologia interventi­stica, diretti soprattutt­o sul fegato.

Anche la chirurgia ha un ruolo fondamenta­le, non solo quando il tumore è localizzat­o nel suo organo di origine, ma anche quando ci sono le metastasi ed è indispensa­bile che il chirurgo venga coinvolto sin dall’inizio nel percorso terapeutic­o del paziente con NET anche quando l’intervento non è la prima terapia cui ricorrere

Il parere tecnico del chirurgo sull’operabilit­à del tumore e la probabilit­à di asportarlo in maniera radicale andrebbe discusso nell’ambito del gruppo multidisci­plinare, per poter dire al paziente se e quando conviene farlo.

Oggi non dovrebbe più accadere che sia il malato a sentire per primo l’esigenza di una condivisio­ne del suo caso clinico con strutture dedicate alla sua patologia, perché si è auto-informato e ha cercato online i suoi riferiment­i, ma è il medico che lo ha in cura (generico o specialist­a che sia) che dovrebbe interagire col centro che si occupa di NET per dare al malato la più adeguata impostazio­ne del suo percorso diagnostic­o-terapeutic­o.

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