La vicenda
Marzia Corini, sorella dell’ avvocato Marco Valerio Corini, morto il 25 settembre, è stata arrestata con l’accusa di aver provocato e accelerato il decesso del fratello con forti dosi di morfina
La donna che ha accudito fino all’ultimo il fratello malato, lo avrebbe fatto per evitare che quel giorno l’avvocato potesse rivedere il testamento di circa 5 milioni di euro a favore della fidanzata, Isabeau Michelle Barrack, 23 anni a tutto svantaggio della sorella
Indagata anche l’avvocato Giuliana Feliciani: sarebbe stata lei, d’accordo con Marzia, a riscrivere il testamento e a farlo firmare all’avvocato
«È morto perché l’ho sedato». Marzia Corini, medico anestesista, pronuncia questa frase a fine gennaio scorso mentre si sfoga al telefono con una sua amica. Non sa di essere intercettata dai carabinieri e dalla procura di La Spezia. Racconta le ultime tragiche ore del fratello Marco Valerio, famoso avvocato penalista spezzino, morto il 25 settembre del 2015, a 52 anni, a causa di un tumore allo stomaco.
Era malato da anni ma la situazione è precipitata solo la scorsa estate. Una settimana prima della sua fine, secondo Marzia, i due fratelli si sarebbero parlati schiettamente. «Devi dirmi tu quando non è più tollerabile la tua vita » , chiede lei, ma il fratello le risponde che ha «ancora il piacere di vedervi». Il medico però dice all’amica: «In realtà ho deciso io per lui quando non era più tollerabile». E aggiunge: «Non sarebbe mai morto quel giorno... Non ce la facevo più a vederlo stare male... Non aveva senso e lui era troppo attaccato alla vita per dirmi di farlo». Del resto Marco Valerio Corini era un uomo forte che
Una passione fin da bambina: studiare medicina e partire per l’Africa. Marzia Corini, 51 anni, ha raggiunto i suo obiettivi: si è specializzata in anestesia all’Università di Pisa poi ha cominciato a inviare curricula alle organizzazioni umanitarie. A risponderle per prima è stata una ong americana che si occupava di spedire medicine nel Terzo Mondo, così la giovane anestesista è partita per lo Zimbabwe e per lo Zambia. Dopo tre anni di esperienza africana è riuscita a inserirsi come volontaria in Médecins Sans Frontières. Per l’organizzazione francese è stata in Sri Lanka e a Timor Est. Ma la sua collaborazione con Msf si è interrotta da diversi anni.
A scorrere la vita professionale dichiarata da Marzia Corini si stenta a immaginarla nell’atto di uccidere il fratello con una overdose di morfina dopo averlo convinto a cambiare testamento in suo favore. Anche per la Croce Rossa Internazionale e per altre ong, Corini per anni ha prestato il suo lavoro volontario o modestamente retribuito in zone di guerra o di estrema povertà. Sempre inquieta, amante dell’avventura, ha passato un periodo in Australia per studiare la medicina aborigena, affascinata dalla sapienza dei guaritori.
Il suo curriculum vede citata anche una missione in Iraq nel 2002 e una per Emergency in Cambogia, ma questa informazione non trova conferma. Giovane medico entusiasta, al ritorno dei viaggi raccontava agli amici come la specializzazione in anestesia non bastasse per affrontare
La difesa
Ai domiciliari nella villa di famiglia, si difende: «Lo amavo, non l’ho ucciso, lo proverò»