Il monito del Cremlino all’Occidente «Dentro una nuova Guerra fredda»
Le parole del premier russo a Monaco. Sauditi e turchi pronti a un’incursione di terra in Siria
(Germania) Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev dice che siamo «caduti in una nuova Guerra fredda». E che la responsabilità è dell’Occidente, della Nato che è «ostile e chiusa verso la Russia». Lo ha detto alla Conferenza sulla Sicurezza in corso a Monaco, davanti a presidenti, premier e ministri che discutono da venerdì di Siria, Ucraina, Libia e altre crisi. E lo ha detto mentre gli osservatori internazionali denunciavano l’intensificarsi di manovre militari dei ribelli filo russi nell’Ucraina dell’Est. L’affermazione di Medvedev ha sollevato una cortina di reazioni, non ancora di ferro ma molto dura da parte dei presenti a Monaco. Il tutto è il segno di una relazione ai minimi tra l’Alleanza Atlantica e la Mosca di Vladimir Putin: punti di scontro, Ucraina e soprattutto Siria.
Il segretario di Stato John Kerry ha parlato di «aggressione ripetuta» della Russia nei due Paesi. Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ha sostenuto che ogni iniziativa della sua Alleanza è sempre avvenuta in risposta a minacce di Mosca. La presidente della Lituania Dalya Grybauskaite ha voluto chiarire che «non c’è niente di freddo, è già molto Stoltenberg, segretario Nato: ogni nostra iniziativa in risposta a minacce di Mosca caldo»: per dire che lo scontro è in atto, non è teorico e congelato. Concetto ribadito da Erna Solberg, prima ministra della Norvegia. Il rapporto tra Ovest e Russia è in deterioramento accelerato e la Conferenza di Monaco l’ha registrato. I rappresentanti della Nato hanno ribadito di volere una presenza più forte e di più rapido intervento nell’Est europeo per esercitare una «deterrenza credibile» di fronte all’aggressività russa.
La chiave di tutto in queste ore è in Siria. Venerdì mattina è stato trovato un tenue accordo per arrivare in una settimana a una « cessazione delle ostilità». Prospettiva precaria di suo. Poi indebolita dal presidente siriano Assad, che ha assicurato che non si fermerà prima di avere riconquistato tutto il Paese. E ieri resa ancora più precaria dal ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavusoglu, secondo il quale Turchia e Arabia Saudita stanno preparando un’offensiva congiunta di terra in Siria contro l’Isis (alcuni bombardamenti sarebbero già iniziati). Richiesto delle chance esistenti per un successo dell’alt alle ostilità tra una settimana, il ministro degli Esteri, russo Sergej Lavrov, ha risposto «49 per cento», cioè meno della metà. Posizione negoziale, forse ma solo forse, il suo pessimismo, dal momento che nei prossimi giorni una task-force dovrà concordare come arrivare al cessate le ostilità. Lavrov vuole che ci sia un colloquio «military-to-military» tra russi e americani per decidere con chi cessare il fuoco e quali terroristi
I sogni infranti dei ribelli: «Abbandonati dagli alleati ci accusano di essere dell’Isis»Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev, a Monaco, ha rispedito al mittente le accuse di Washington sui raid in Siria e ha paragonato i rapporti tra Russia e Nato a quelli durante il periodo della Guerra fredda colpire. Kerry è prudentemente d’accordo.
Il problema è che per gli americani i terroristi da colpire sono quelli dell’Isis e di Al Nusra (Al Qaeda), mentre per i russi nella categoria cadono anche altre due organizzazioni combattenti sostenute da turchi e sauditi e considerate dagli americani «opposizione legittima» ad Assad. C’è poi la questione dei tempi. Il sospetto è che i russi vogliano allungare la trattativa per arrivare prima dell’alt alle ostilità a fare conquistare totalmente Aleppo da parte di Assad, il che li metterebbe in posizione di vantaggio. Gli americani vogliono tempi rapidi, per evitarlo.
La replica
danilotaino