«I social hanno cambiato tutto. È il momento di reagire
Diane von Fürstenberg, presidente della Camera della moda Usa: dobbiamo allinearci con il pubblico finale
a prima pietra l’ha scagliata il popolo dei social: che frustrazione navigare per ore tra Instagram e Pinterest alla ricerca dell’abito dei sogni, e poi, dover aspettare sei mesi per poterlo comperare.
Diane von Fürstenberg, la stilista-principessa, presidentessa del Council of Fashion Designers of America, ha cominciato a rifletterci su. Con una intuizione che ha prevalso sulle altre: gli unici a trarre vantaggio dalla moda «in differita» sono quelli che copiano le collezioni. Per venderle, magari, a prezzi low cost. «Le sfilate, come le conosciamo oggi, sono state create per gli addetti ai lavori, le riviste, i quotidiani, i buyers», dice al Corriere Diane von Fürstenberg, che ammette come siano stati i social a innescare il corto circuito generale.
«Con la tecnologia sempre più presente e l’enorme potere dei social media, fenomeno sviluppatosi solo recentemente, i contenuti presentati in sfilata ora arrivano direttamente ai consumatori, generando in loro appetibilità e, allo stesso tempo, un senso di impotenza per l’impossibilità di poterli acquistare immediatamente in negozio».
Sono in tanti gli stilisti internazionali che si stanno ammutinando. Ci sono i «londinesi» Tom Ford, Thomas Taint certa allure, ma economicamente richiede forti investimenti», spiega Gaia Trussardi alla Pinacoteca di Brera dove ha creato una art installation su spiritualità e musica. A indossare pantaloni in velluto e giacche in pelle ispirati dalle icone del rock Anni 70 non c’erano modelli, ma musicisti reclutati online impegnati a cantare le cover di Dylan e compagni. Di base, una sfilata non costa meno di 400 mila euro, metà per l’evento e altrettanti per la collezione, «ma quando arriva l’analisi che misura il ritorno editoriale, ti rendi conto che, forse, mettendo in campo un paio di Instagrammer con migliaia di follower, avresti avuto più ritorno, spendendo 10 mila euro. E bisogna ammetterlo, dei capi creati per una sfilata che deve essere spettacolare, va in vendita sì e no il 15%», continua la designer. I social media danno a tutti la possibilità di essere protagonisti
Diane von Fürstenberg e anche Alasdhair Willis, dal 2013 direttore creativo di Hunter: il marito di Stella Mc Cartney, fondatore di Wallpaper, pare che punti sui music festival come Coachella, per far sfilare la stagione in corso.
A New York, dalla parte di Diane, ci sono Takoon, Rebecca Minkoff e Marc Jacobs. «Brand e designer oggi devono affrontare molte sfide — osserva Diane von Fürstenberg —, tra cui tempi di consegna sempre più veloci, l’abilità di marchi fast fashion nel far proprie tendenze e proposte e una confusione generale nei messaggi creativi che i designer propongono. Il confronto su tutte queste problematiche e fanno crollare l’antico snobismo. Al contrario oggi è «l’inclusione a creare un mondo desiderabile. La musica l’ha capito prima e infatti ai concerti i cantanti chiamano sul palco i fan». Una tesi confermata dalla tendenza delle griffe ad allestire boutique con il calore di una casa.
«Non mi piace dove sta andando il sistema: ti giochi il lavoro di sei mesi in 20 minuti di sfilata. Io torno alle presentazioni, difendo il sogno», si sfoga Andrea Pompilio, stilista della new wave milanese. Con i negozi in difficoltà, come riconosce anche Giorgio Armani, le aziende devono compiere scelte oculate sui prodotti e sulla comunicazione. «Non ha più senso aspettare sei mesi per mandare i capi in negozio, rischi che la gente se ne sia dimenticata», osserva Riccardo Sciutto, general manager di Hogan all’evento organizzato nelle ex Poste, spiegando la scelta di ha portato ad un punto in cui si deve reagire, adattarsi e allinearsi a ciò che il pubblico finale vede, con consegne reattive».
Prima di imboccare la via del cambiamento, la presidentessa del Cfda ha interpellato il The Boston Consulting Group. «Credo che il mio compito sia di proteggere e promuovere la creatività degli stilisti americani. Ho sentito il dovere di delegare un’analisi, che ha interrogato i leader del sistema moda, analizzato la situazione e sviluppato un parere su queste difficoltà. Riceveremo il report in alcune settimane».
Tempi di consegna sempre più veloci e marchi di fast fashion Le sfide da affrontare sono tante Ho richiesto uno studio che ci aiuti a fare il punto sulla situazione per poter superare le difficoltà