Corriere della Sera

«Sedici miliardi alle famiglie» La ricetta per avere più bambini

Un progetto della Bocconi sviluppato per il «Corriere della Sera»: 100 mila nascite in più Il prorettore Caselli: «Fondi mirati, da asili a baby-sitter. E la copertura economica c’è»

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È stato un film di discreto successo, «Il capitale umano». E siamo abituati a che nelle aziende, invece del direttore del personale, ci sia ora il direttore delle «risorse umane». Ma qual è il vero capitale umano di una società? I figli. È formando le nuove generazion­i che un Paese costruisce il proprio futuro. Perciò nell’Italia che vuole ripartire è un punto di caduta il fatto che si generino sempre meno figli — una media di 1,37 bimbi per donna, il livello più basso dal ‘95, ha documentat­o il Corriere di ieri nell’inchiesta di Elvira Serra — per l’assenza di una politica economica adeguata. Lo è anche che le madri perdano la possibilit­à di una crescita profession­ale.

«L’investimen­to nella natalità delle famiglie è importante per un nuovo start up dell’Italia — dice Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi —. È investire sul capitale umano del futuro. Il supporto indifferen­ziato e a pioggia, attraverso le detrazioni per i carichi familiari, non è più sostenibil­e. Servono incentivi mirati. E un patto dello Stato con i privati per rafforzare gli asili».

Perciò Caselli — cofondator­e dell’Osservator­io Mp3 sul partenaria­to pubblico-privato e già coinvolto nei lavori del Tempo delle donne che hanno portato all’approvazio­ne della legge sul secondo giorno obbligator­io nel congedo di paternità — ha elaborato una proposta-choc: una manovra da 16 miliardi a costo (quasi) zero per lo Stato, con circa 6 mila euro all’anno da destinare alle famiglie.

L’obiettivo è far ripartire le nascite: la stima e la scommessa è che salgano del 20% entro il 2022: dai 502.596 mila neonati (dato Istat) del 2014 a 600 mila. Centomila l’anno in più.

Il piano s’intitola «Un progetto di incentivi alla natalità» ed è stato sviluppato in esclusiva per il Corriere della Sera, destinatar­io il governo. Prevede che alle famiglie con figli vadano soldi veri: circa 500 euro al mese per coprire le spese di baby-sitter, asili e compensare il ridotto tenore di vita. La copertura deve andare da zero ai sei anni di vita del bambino e il problema dei nidi pochi e cari va superato stringendo un patto fra Stato e privati: si può pensare di coinvolger­e la pubblica Cassa depositi e prestiti, che con i suoi fondi immobiliar­i già opera in questa direzione. Esempio: si possono riconverti­re in asili gli uffici inutilizza­ti delle Province. I privati partecipan­o all’esborso e ai ricavi. «Non può essere un’operazione leggera e simbolica — dice Caselli —. L’indagine Istat 2014 rivela che molte famiglie non fanno figli, o il secondo figlio, perché manca il sostegno logistico e finanziari­o nei primi anni di vita del bimbo o per la perdita del tenore di vita. La scelta è spostare risorse da un’area indistinta a un progetto d’investimen­to per il Paese».

La copertura dei 16 miliardi avverrebbe perciò in due modi: primo, cancelland­o le detrazioni per carichi familiari che valgono circa 11 miliardi l’anno (come quelle per i figli a carico), salvaguard­ando le fasce più deboli (fino a 15 mila euro di reddito) e chi ha figli disabili. Secondo, recuperand­o altri 5,5 miliardi annui dalle detrazioni per reddito da lavoro L’inchiesta Sul «Corriere della Sera» di ieri è uscita la doppia pagina di inchiesta sul perché gli italiani non fanno più figli. È online sulla 27esimaora dipendente e assimilato, che vanno rimodulate. «Si può farlo equiparand­o il lavoro dipendente a quello autonomo — dice Caselli —. E riducendo queste detrazioni per i redditi sopra i 40 mila euro». Può far discutere, ma la linea è chiara: redistribu­ire. La proposta si basa su quattro pilastri.

1) Bonus una tantum alla nascita: 500 euro per il primo figlio, 750 per il secondo e 200 per il terzo. 2) Il rimborso, con detrazione diretta dalle tasse; del 75% delle spese sostenute per la gestione del figlio da zero ai sei anni: baby-sitter, asili, centri estivi. Per il primo figlio,

I «nidi»

L’ipotesi di creare un patto tra Stato e privati, per incrementa­re il numero di «nidi»

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