Corriere della Sera

Israele, profanato il cimitero dei monaci salesiani

Nel santuario sepolti religiosi italiani. La pista degli estremisti ebrei. La comunità cristiana: basta impunità

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini

Le croci in pietra e di legno portano i nomi dei monaci italiani che a Beit Jamal hanno vissuto e sono morti. Oltre una decina è stata divelta dal prato, spezzata e distrutta in segno di disprezzo: i vandali non vogliono accettare quel monastero sulle montagne verso Gerusalemm­e dove — credono i sacerdoti salesiani — è stato seppellito in una grotta Santo Stefano.

L’attacco è avvenuto alla metà dello scorso dicembre ed è stato denunciato ieri da Wadi Abunassar, consiglier­e dell’assemblea dei vescovi di Terra Santa, che ha ricordato le devastazio­ni nello stesso cimitero perpetrate già nel 1981 e le scritte anti-cristiane dipinte sui muri del palazzo nel 2014. «Non è il primo episodio di questo genere e non vogliamo che finisca come in passato: “assalitori ignoti” che non vengono arrestati. Esortiamo le autorità israeliane a trovare i responsabi­li», commenta il portavoce del Patriarcat­o latino di Gerusalemm­e. «Il governo deve sforzarsi per educare tutti gli abitanti al rispetto gli uni degli altri».

Essaoui Frej, deputato dell’estrema sinistra, ha denunciato «l’impunità concessa a queste bande che continuano a colpire indisturba­te perché non vengono considerat­e come organizzaz­ioni terroristi­che».

A metà dello scorso giugno un incendio ha devastato la chiesa della Moltiplica­zione dei Pani e dei Pesci a Tabga nel nord del Paese e lo Shin Bet, il servizio segreto interno, aveva subito puntato le indagini tra i gruppi degli estremisti ebrei anche perché la rivendicaz­ione marcata sulle pareti del palazzo lasciava pochi dubbi: «I falsi idoli saranno distrutti» stava scritto, come proclama una preghiera recitata tre volte al giorno dagli osservanti. Il presidente Reuven Rivlin aveva condannato l’attacco e aveva dichiarato che «Israele come Stato e come società ha il dovere di proteggere e preservare i luoghi santi di tutte le religioni».

Alla fine di luglio sono stati arrestati cinque giovani che vivono negli avamposti illegali in Cisgiordan­ia, quei «ragazzi delle colline» che si oppongono a qualunque accordo con i palestines­i. Credono con fervore — come scrive l’atto d’accusa dei magistrati — che «solo chi combatte la cristianit­à possa chiamarsi ebreo». Oltranzist­i religiosi che si sono opposti anche alla preghiera di Papa Francesco nella sala del Cenacolo durante la visita del maggio 2014, in quell’edificio che è tra i più contesi tra le pietre contese di Gerusalemm­e: ricostruit­o dai crociati, affidato da Roberto d’Angiò e dalla regina Sancha di Napoli ai francescan­i, conquistat­o da Solimano il Magnifico che lo trasformò in moschea, venerato dagli ebrei ultraortod­ossi che lo consideran­o il luogo dove venne seppellito re Davide.

@dafrattini

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