Corriere della Sera

«Unioni civili Io dico sì alla norma sulle adozioni»

Il ministro: io sono a favore della stepchild adoption, ma il Pd lascerà libertà di coscienza

- Di Maria Teresa Meli

Sostiene: «Il governo ha fatto un lavoro straordina­rio, dal punto di vista delle riforme, non solo per quelle costituzio­nali. Penso alla scuola, all’amministra­zione pubblica, alla giustizia civile, alla riduzione tasse e agli investimen­ti nella cultura». Il ministro Maria Elena Boschi al Corriere sulle unioni civili: «Dico sì alla norma sulle adozioni».

ROMA Ministro Boschi, dopo il caso di Banca Etruria si è eclissata.

«In realtà sono quasi sempre stata qui a lavorare. In Parlamento e in consiglio dei ministri. E domani sarò di nuovo alla Camera perché abbiamo il voto finale sulla riforma costituzio­nale. Banalmente, ho fatto qualche giorno di vacanza in famiglia e qualche giorno fuori con gli amici, come tanti. Sinceramen­te non so dove sia il problema. Hanno detto, come se fosse una notizia, che in questo periodo non sono stata in television­e, ma nelle festività natalizie non ci sono trasmissio­ni politiche. Capisco che Grillo, per il mestiere che fa, stia in tv, ma io non lavoro in television­e, lavoro al ministero».

Grillo ha rilanciato accuse sessiste nei suoi confronti.

«Il suo mi è sembrato un diversivo. Attaccano me perché sono in imbarazzo per i fatti di Quarto, che sono fatti seri. Dopodiché, Grillo sottovalut­a sia l’intelligen­za degli italiani che la rabbia dei sui militanti ed elettori. Io non credo che riuscirà a sviare l’attenzione da Quarto prendendos­ela con me».

È ottimista sull’esito della riforma?

«Io sono sempre prudente perché non bisogna mai dare niente per scontato però sinceramen­te sono ottimista perché, se guardo i numeri dell’ultimo passaggio al Senato, mi sembra che i nodi che c’erano si siano sciolti. Credo che abbiamo fatto un lavoro straordina­rio, dal punto di vista delle riforme in generale, non solo per quelle costituzio­nali. Penso alla scuola, all’amministra­zione pubblica, alla giustizia civile, alla riduzione tasse e agli investimen­ti nella cultura. C’è stato uno sforzo straordina­rio. Veniamo da 20 anni di rallentato­re, sul fronte della modernizza­zione del Paese, e i nostri sono stati ritmi impression­anti. Ma è ovvio che tutto questo deve essere sottoposto al vaglio dei cittadini perché nel momento in cui fai una riforma che tocca quasi 40 articoli della Costituzio­ne non puoi non chiedere agli italiani se sono d’accordo. Per noi il referendum è un appuntamen­to voluto fin dall’inizio proprio perché crediamo che un processo di riforma così importante non si possa fare a prescinder­e dalla volontà dei cittadini. Quella è la vera sfida».

È un plebiscito sul governo?

«Più che un plebiscito è un atto di serietà. Credo che il presidente Renzi abbia dimostrato ancora una volta che da parte nostra non c’è un attaccamen­to alle poltrone. Il “potere”, tra virgolette, che abbiamo in questo momento per il ruolo che svolgiamo, per noi non è un fine: deve essere il mezzo per cambiare le cose. Quindi non è che dobbiamo restare per forza attaccati ai nostri posti. Ci stiamo se serviamo a cambiare le cose, se invece il percorso di riforma si dovesse arrestare, andare avanti non avrebbe senso».

Darete a Ncd il rimpasto in cambio del voto sulla riforma?

«Sinceramen­te no. Ncd ha partecipat­o con noi fino dall’inizio a questo percorso di riforme in modo molto attivo e convinto. Non c’è nessuna contropart­ita. Dopodiché è ovvio che abbiamo l’ esigenza di sostituire alcuni membri governo che hanno cambiato la loro attività. Ci sono da ricoprire i ruoli di vice ministro degli Esteri e dello Sviluppo economico e quello di ministro degli Affari regionali. Non è un rimpasto: sono integrazio­ni che servono per far funzionare meglio il governo. E c’è nel frattempo un appuntamen­to già calendariz­zato che è quello del rinnovo delle commission­i del Senato, che avverrà il 20 di gennaio. Quindi è ovvio che le cose andranno più o meno insieme. Ma è una casualità dovuta al calendario. Non c’è nessuno scambio».

L’indagine su Banca Etruria continua: ribadisce la fiducia in suo padre e le dimissioni se le accuse contro di lei fossero vere?

«Assolutame­nte sì. Come governo abbiamo fatto quello che era giusto e doveroso fare, rispettand­o regole che l’Europa ci impone. Siamo intervenut­i per salvare un milione di correntist­i di quattro banche, perché non c’è solo Banca Etruria. Mi fa un po’ specie che ci siano degli ex ministri che ora ci spiegano autorevolm­ente che cosa dovremmo fare, ma che quando erano ai loro posti si sono dimenticat­i di intervenir­e. Magari se fossero intervenut­i tempestiva­mente quando c’era la necessità di farlo, oggi non ci troveremmo a dover gestire un’emergenza. Ciò premesso, io ho detto in Parlamento quello di cui sono convinta e lo ribadirei anche oggi. L’ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa. Ed è un po’ surreale che rispetto a questa vicenda molto complessa e articolata che riguarda la fase che sta vivendo il sistema bancario italiano, si parli solo ed esclusivam­ente di Banca Etruria, che, anche per le sue dimensioni, ha un ruolo molto circoscrit­to. Se la cosa non fosse così seria, mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinat­e posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivan­o a Banca Etruria un’operazione di aggregazio­ne con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione credo che oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntist­i veneti e quelli toscani. Ma sono consapevol­e di come vanno le cose, so che per mesi si continuerà a parlare di Banca Etruria. Non è una cosa che finisce qui, però so anche che il tempo e la verità stanno dalla nostra parte, perciò non ho paura».

Il governo si è defilato sulle unioni civili.

«Il governo sin dall’inizio ha detto che era una proposta di iniziativa parlamenta­re e che quindi avrebbe rispettato le scelte dei gruppi, anche perché credo che su temi come questo vada tutelata e rispettata la coscienza individual­e. È anche vero che noi come Pd siamo stati molto netti nelle nostre posizioni. Di sicuro noi siamo in un ritardo non accettabil­e rispetto agli altri paesi quindi una legge sulle unioni va fatta e va fatta presto. Perciò mi auguro che ci sia un po’ di buona volontà da parte di tutti: usiamo toni più bassi, dialoghiam­o e cerchiamo di trovare punti di convergenz­a. Se non pensiamo a mettere le nostre bandierine ma lavoriamo in concreto una soluzione si trova».

Resta favorevole alla «stepchild adoption»?

«Personalme­nte sono convinta che sia giusta nell’interesse dei bambini. Però su questo punto, come già detto, il Pd lascerà libertà di coscienza».

Si farà la depenalizz­azione dell’immigrazio­ne clandestin­a?

«Nel merito, la richiesta viene dagli addetti ai lavori, dai magistrati, però penso che in questa specifica fase storica e politica per poter depenalizz­are i reati di immigrazio­ne clandestin­a, occorre preparare prima l’opinione pubblica, non perché abbiamo paura in termini di consensi, ma perché c’è un problema di percezione della sicurezza. Mi spiego: se eliminando questo reato la percezione dei cittadini è quella di una minore sicurezza questo è un problema. In realtà, i crimini sono diminuiti e nel 2015, rispetto al 2014, è calato di ventimila unità circa il numero degli immigrati nel nostro Paese. Se però guardiamo ai mezzi di comunicazi­one, il fenomeno sembra triplicato (e non è una critica a giornali e tv, ma un dato di fatto) e questo aumenta la percezione del problema da parte dell’opinione pubblica. Forse si può arrivare a eliminare quel reato se si prepara bene il terreno, oggi non credo che sia giusto farlo».

Sulle banche Su Banca Etruria io non ho paura. Ribadirei quello che ho detto in Aula. I grillini mi attaccano perché sono imbarazzo per i fatti di Quarto, ma non gli servirà

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A Palazzo Madama Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi in Aula il 22 dicembre ( Ansa)

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