«Grilli, locuste e camole nel piatto: non inorridite, sarà il futuro»
L’associazione milanese Entonote, fondata da due trentenni, promuove l’uso in cucina degli insetti
I grilli abitano in una scatola di cartone bianco. Al momento vuota, i proprietari di casa torneranno con la bella stagione. Siamo in un appartamento di Città Studi, quartiere residenziale di Milano. E il piccolo allevamento domestico è uno degli strumenti di lavoro di Entonote, associazione che diffonde in Italia il verbo dell’ entomofagia, nella convinzione che camole, locuste e gli amati grilli saranno il cibo del futuro. «In Italia gli insetti sono ancora considerati degli intrusi a tavola. Ma prima o poi il disgusto lascerà il posto ad un approccio più razionale. Non può che essere così», assicura Giulia Maffei. Biologa di 31 anni, dopo un master sulla comunicazione della scienza ha capito che presto larve e coleotteri usciranno dalle cucine degli chef internazionali (da Alex Atala a René Redzepi, in molti li utilizzano già nelle loro creazioni) per invadere anche gli scaffali della grande distribuzione italiana.
«Nel frattempo — aggiunge Giulia Tacchini, l’altra faccia di Entonote, designer e food writer di 29 anni —, ci saremo fatte conoscere». Le due comunicatrici si danno un gran da fare in convegni, show cooking, pubblicazioni. Anche all’Expo, in un evento sul novel food, hanno calamitato l’attenzione della platea con i loro piatti (online su Cucina.corriere.it il video con l’intervista e le ricette). In tanti Paesi si mangiano gli insetti: la Fao ha censito oltre 1.400 specie commestibili. In Italia invece la legge non ha ancora disciplinato il settore. C’è un buco normativo, perciò cucinarli al ristorante o venderli al supermercato non è possibile. «Noi però li prepariamo e li mangiamo spesso», spiegano quasi in coro le due Giulie. Del resto si tratta di un concentrato di proteine e di grassi insaturi che teme pochi concorrenti: cento grammi di grilli hanno quasi le stesse proteine di una fettina di vitello. «E poi sono saporiti, hanno un gusto speciale, che bisogna provare prima di dire: non mi piace — spiega Giulia Maffei —. Infine è un cibo sostenibile. Una risorsa di cui c’è enorme disponibilità e che in proporzione pesa pochissimo sull’ecosistema». Attualmente nel mondo si producono 300 milioni di tonnellate di carne bovina. Quanta ne servirà nel 2050 quando la popolazione mondiale sarà aumentata di un terzo? «È per questo motivo che noi diciamo: gli insetti nutriranno il pianeta — concludono le Giulie —. Magari non oggi, né domani. Intanto noi cominciamo a cucinarli».