Donne molestate, un caso europeo Merkel: espulsioni
Colonia Denunce da Helsinki a Zurigo. Scontro sugli immigrati
Dopo le aggressioni di Colonia, il caso delle donne molestate allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre scorso si allarga in tutta Europa: salgono a 70 le denunce sporte da donne che hanno raccontato di aver subito molestie sessuali ad Amburgo. Denunce anche a Helsinki e Zurigo. Fra gli assalitori di Colonia stranieri e rifugiati siriani. La cancelliera tedesca Merkel non esclude la possibilità di espulsioni più veloci per gli stranieri che compiono reati e stop ai benefici sociali: «Bisogna dare segnali chiari». Henriette Reker, sindaca di Colonia: «Sottovalutato il fenomeno».
Pragmatica come vuole la sua mistica, dotata di un ineguagliabile Finger spitzegefü hl, sensibilità nel cogliere l’ umore profondo del Paese, Angela Merkelprep arale prime, concrete correzioni dirotta alla suaWillkom men poli tik,l apolitica delle porte aperte ai rifugiati.
I fatti di Colonia, ancora da accertare fino in fondo, segnano comunque una cesura nella conversazione nazionale tedesca sul tema dell’ immigrazione e la cancelli era sembra prenderne atto. Di più, oltre a ribadire la necessità di fare piena luce su quanto è accaduto nella città renana a Capodanno, ieri Merkel ha anche riconosciuto che gli assalti sessuali di massa contro decine di donne «non sono casi isolati». E si è chiesta «se esistono connessioni o modelli di comportamenti comuni e se certi gruppi nutrono disprezzo verso le donne».
E’ la prima volta che la cancelliera suggerisce un legame diretto tra le aggressioni e la questione degli immigrati, evocando il tema della «coesistenza delle culture». E non è solo una concessione retorica. Merkel infatti apre su due questioni fin qui considerate tabù, perché troppo legate alla destra xenofoba: le espulsioni e i benefici sociali ai nuovi arrivati.
«Dobbiamo chiederci — dice la cancelliera — se abbiamo fatto tutto il necessario in termini di espulsioni dalla Germania, al fine di mandare un chiaro segnale a chiunque non sia pronto a rispettare le nostre leggi». Pronunciata durante la conferenza stampa con il premier rumeno, Dacian Ciolos, la frase fa eco alle dichiarazioni del ministro della Giustizia, il socialdemocratico Heiko Maas, secondo il quale la legge tedesca consente di deportare qualcuno anche durante il procedimento di asilo, se è riconosciuto colpevole di crimini sessuali: «In quel caso, l’espulsione è una misura assolutamente plausibile». È chiaro che la cancelliera non voglia lasciare il tema agli alleati socialdemocratici, affrettandosi ad occuparne il terreno. Anche sull’accesso alle prestazioni sociali, Merkel aggiusta il tiro e offre un esplicito e fin qui inedito sostegno al piano della ministra del Lavoro, Andrea Nahles, per limitare i benefici del generoso welfare tedesco: è giusto, così la cancelliera, valutare se chi arriva senza lavoro in Germania abbia o meno diritto a ricevere le prestazioni sociali. La concessione automatica dei benefici «non è l’obiettivo della libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea». Riferendosi specificamente alla manodopera rumena, Merkel dice che «è benvenuta», ma se si tratta di «accedere al welfare senza alcuna relazione con il lavoro, allora è giusto riconsegnare le persone al loro Paese».
Le due prese di posizione sono un chiaro segnale che la cancelliera prende molto sul serio la situazione prodottasi dopo gli attacchi di Colonia e le conseguenze che potrebbe avere sulle fortune elettorali del suo partito. Da qui a settembre si vota in cinque Länder tedeschi (Palatinato, Baden Württemberg, Sassonia Anhalt, Mecklemburg e Berlino) e la geografia politica federale potrebbe risultarne profondamente cambiata, con l’estrema destra presente in diversi parlamenti regionali. Il potere di Merkel non è in discussione e anzi la sua Cdu potrebbe addirittura conquistare Palatinato e Baden Württemberg (oggi a guida Spd-Verdi) sia pure in calo di voti. Ma una perdita eccessiva di consensi rischierebbe di innescare una rivolta interna contro la sua leadership.
I gruppi e le donne La cancelliera si è chiesta se esistono modelli di comportamenti comuni e «se certi gruppi nutrono disprezzo verso le donne»