Gli «Alabama claims»
Caro Romano, ho letto la sua risposta sul conte Luigi Corti, ricordato soprattutto per la sua politica delle «mani nette». Vorrei aggiungere un cenno biografico e un episodio che pochi conoscono. Si laureò giovanissimo in Matematica e intraprese la carriera diplomatica dopo aver partecipato alle guerre di indipendenza come volontario. Divenne ministro plenipotenziario a Madrid, all’Aia e nel 1970 a Washington. Venne scelto dal presidente degli Stati Uniti, unitamente alla regina Vittoria, come arbitro, assieme a pochi altri, per la definizione delle questioni pendenti fra i due Stati in relazione agli «Alabama claims». Il trattato di Washington ebbe luogo l’8 maggio 1871 e fu il primo arbitrato dell’era moderna per la soluzione di una controversia tra Stati ed è un pilastro del diritto internazionale. A me, trisnipote di Luigi Corti, rimane un centrotavola di gusto vittoriano con dedica incisa in cui il presidente degli Stati Uniti e Sua Maestà britannica lo ringraziano per il contributo.
Benedetta Corti
Aggiungo per il lettore che gli «Alabama claims» erano le richieste d’indennizzo, indirizzate alla Gran Bretagna per i danni provocati alla Marina degli Stati Uniti da una nave di battaglia dei Confederati, l’Alabama, costruita segretamente in un cantiere inglese. La Commissione formata per la soluzione del caso si componeva di cinque persone nominate dai capi di Stato di Brasile, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti e Svizzera. La Gran Bretagna riconobbe la propria responsabilità e pagò la somma di 15,5 milioni di sterline. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Fabio Savelli si concentra sul rapporto paradossale tra gli italiani e le carte di credito (e di debito) Rassegna stampa alle 7.45 e due notiziari alle 13 e alle 19.30