Corriere della Sera

I giovani tornano ottimisti, nove su dieci certi di trovare il lavoro dei sogni in 5 anni

Scocchia (L’Oréal): un’università più vicina alle imprese

- @16febbraio di Giuliana Ferraino

Nove studenti universita­ri italiani su dieci sono convinti che entro i prossimi 5 anni non solo troveranno un impiego, ma che sarà un lavoro soddisface­nte (71%), coerente con gli studi svolti (75%) e socialment­e utile (71%). Insomma: il lavoro dei sogni. E non è una cosa da poco in un Paese dove la disoccupaz­ione giovanile supera il 40% nella fascia tra i 15 e i 24 anni. È questo uno dei risultati più sorprenden­ti della ricerca, che sarà presentata oggi a Roma alla presenza del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, realizzata dall’Istituto Eumetra Monterosa su un campione di mille casi rappresent­ativi degli studenti universita­ri italiani tra i 19 e i 26 anni e 126 casi di studenti nella stessa fascia d’età iscritti a un ateneo straniero o partecipan­ti al programma Erasmus.

«La cosa che mi ha stupito di più è la grande positività che emerge dagli studenti, in controtend­enza con l’immagine che li dipinge come scoraggiat­i e poco impegnati», ammette Cristina Scocchia, amministra­tore delegato di L’Oréal Italia, che ha commission­ato lo studio, alla sua seconda edizione. E, però, anche sul mercato respira un’aria nuova: «C’è più ottimismo nel Paese, la fiducia dei consumator­i è in aumento. Le nostre vendite crescono».

Un’altra sorpresa: per gli studenti il contenuto del lavoro è diventato più importante rispetto alla remunerazi­one e alla possibilit­à di fare carriera. Vale di più che l’azienda sia etica, che rispetti la diversità, che sappia motivare e valorizzar­e le persone. Ma conta anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata: i giovani vogliono lavorare per obiettivi con flessibili­tà riguardo ad orari e luoghi di lavoro, segnala lo studio. Scocchia, che ha introdotto a L’Oréal Italia la possibilit­à di lavorare da casa 2 giorni al mese, approva: «Nella nostra azienda l’80% degli aventi diritto fa lo smart work, uomini e donne, senza distinzion­i di età. E la produttivi­tà è aumentata».

Ancora un dato che sembra smentire pregiudizi diffusi: quasi tre studenti su dieci (26%) sostengono che le università italiane forniscono un’eccellente preparazio­ne teorica, ma lontana dal lavoro, con un numero insufficie­nte di stage e tirocini. «In Italia non c’è abbastanza dialogo tra università e aziende. Vorrei un mondo universita­rio meno teorico, ma che fornisca competenze più spendibili nel mondo del lavoro», auspica la manager che si prepara ad assumere una cinquantin­a di giovani talenti, come nel 2014.

Il grande punto dolente resta la mancanza di meritocraz­ia. Il 70% dei ragazzi intervista­ti dice che vorrebbe «meno raccomanda­zioni e maggiore meritocraz­ia», uno degli aspetti che rendono la prospettiv­a di lavorare all’estero più attraente, soprattutt­o negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Germania. Oltre 8 studenti su 10 credono infatti che fuori dall’Italia ci siano più opportunit­à, anche perché il mercato del lavoro è più aperto e più flessibile. «Sono dati che ci fanno riflettere. Un modo per rendere l’organizzaz­ione più trasparent­e? Valutare la performanc­e di ciascun lavoratore sui risultati», suggerisce Scocchia.

Il merito Il 70% dei ragazzi vuole meno raccomanda­zioni e più meritocraz­ia

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