Rocca: bene pubblico-privato Subito una data, entro giugno
Il presidente di Assolombarda: un ruolo alla Statale, bisogna riempire l’hub di giovani
della cui fondazione sono stato consigliere, penso che tra i driver di questo nuovo hub debba esserci anche l’Università Statale. L’”Human technopole” è pensato per occupare un’area di 70mila metri quadrati, è quindi un tassello che pesa per il 10-15% sui 500-600mila metri quadrati per i quali si sta cercando un futuro. La Statale può rappresentare circa il 50% di quell’area. E la parte rimanente può essere destinata a iniziative private».
Come pensa che i privati possano sostenere il piano?
«Per un progetto del genere servono gli investimenti, che per Statale e Iit sono capitali pubblici. Una volta che verrà fatto un piano urbanistico e si deciderà quanto costerà a metro quadro l’aerea destinata alle aziende, potranno intervenire i privati. Che nella mia visione possono arrivare a un peso anche del 40%. Adesso, però, occorre concentrarsi sui mezzi necessari al piano e sulla governance. E farlo presto».
Continua a insistere sui tempi. Eppure Expo si è chiusa da meno di 10 giorni.
«È vero, come è vero che il mondo è pieno di idee ma di idee realizzate ce ne sono pochissime. Del resto la tempestività del governo dà il senso dell’urgenza. Il tema adesso diventa quello degli strumenti: serve, cioè, un management adeguato e dotato di fondi e mezzi per un nuovo accordo urbanistico, per il masterplan e il business plan. Per questo è fondamentale darsi una data».
Che interesse possono avere i privati a sviluppare un progetto con il pubblico?
«In tutte le città in cui le università si proiettano nel mondo, il beneficio va anche alle aziende: gli esempi di Boston, Chicago e San Francisco lo dimostrano. Quando si sviluppa l’economia del sapere e dell’innovazione, migliorano tutte le attività, anche quelle artigiane e commerciali. Questo è il disegno di fondo che fa dell’hub della conoscenza un terreno di interesse per le aziende. Poi ci sono i giovani». In che senso? «È importante che quell’area che rappresenterà il futuro di Expo sia piena di studenti, non solo di centri di ricerca. Solo così sarà un luogo vivo. È arrivato il momento, a 100 anni dalla scelta che venne fatta di costruire la Città degli studi nell’allora peri-
Gianfelice Rocca, 67 anni, presidente di Assolombarda, l’associazione che raggruppa circa cinquemila imprese: priorità all’innovazione feria, di trasferire l’università nell’area Expo. Le infrastrutture, dall’Alta velocità a Malpensa, non mancano».
E il contributo delle aziende per rendere “viva” quell’area quale potrà essere?
« Quello di trasformare la scienza in tecnologia. Oggi la Lombardia può contare sul 28% delle pubblicazioni scientifiche ad alto impatto e sul 30% dei brevetti italiani. Ma se la produzione scientifica per abitante è di poco inferiore a quella della Baviera, la produzione tecnologica, misurata in brevetti per abitante, è solo il 25%-30% di Baden-Württemberg e Baviera. Non riusciamo a sfruttare il fatto di avere ottimi ricercatori a costi competitivi per generare nuove imprese e rafforzare le esistenti».
E come pensa si possa imprimere una svolta?
«Con una Milano Steam: ovvero scienza, tecnologia, engineering, arte e manufacturing. Abbiamo stimato che una evoluzione della città lungo questo asse possa generare un maggior valore aggiunto fra i 17 e i 24 miliardi di euro».
Servono investimenti: una volta fatto il piano urbanistico, si deciderà quanto costerà l’area per metro quadrato e potranno intervenire anche i privati
@MicBorrillo