Corriere della Sera

«Bello stare tra la gente Essere su questo palco fa bene anche a me»

Il leader forzista: loro bravi, ma serve la mia moderazion­e

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«E voi di cosa vi occupate?». Silvio Berlusconi non degna di uno sguardo la sedia di plastica che gli hanno assegnato nel gazebo accanto al palco. «Grazie ma non devo riposarmi». Mostrando un certo intuito si avvicina sorridente al tavolo dove lavora il gruppo addetto alla comunicazi­one online di Matteo Salvini, ovvero il segreto meglio custodito dell’ubiquità mediatica del leader leghista. Luca Morisi, il capo di questa banda di smanettoni, gli mostra diagrammi e curve del web. «Presidente, in questo momento siamo al top dei trend social...». Berlusconi lo osserva con una certa perplessit­à.

Piazza Maggiore non è stata la sua fossa dei leoni. Non era la sua piazza, e questo si sapeva. Di suo il fondatore di Forza Italia ci ha messo una certa accortezza nel muoversi e nel comportars­i. Non ha preso la scena, non avrebbe potuto farlo, con davanti a sé una distesa di bandiere leghiste e foulard verdi, l’ha lasciata ad altri, in apparenza anche con piacere. È arrivato mezz’ora dopo l’inizio degli interventi, perdendosi Magdi Allam, il rappresent­ante dei pescatori in ambasce e il segretario del Sindacato autonomo di Polizia che sembrava posseduto dallo spirito di un generale golpista sudamerica­no. In mezzo a quegli strilli, la sua aria rilassata è sembrata già un buon inizio. Sotto alla tenda, dopo l’abbraccio con Umberto Bossi, incrociand­o Giancarlo Giorgetti, il silente plenipoten­ziario della Lega Nord, gli ha fatto compliment­i che apparivano sinceri. «Bellissima piazza, siete stati davvero bravi, niente da dire».

E così Berlusconi si è messo tranquillo ad aspettare il suo turno, guardandos­i intorno con espression­e divertita. A fargli compagnia, le onnipresen­ti Licia Ronzulli e Deborah Bergamini. Lo stato maggiore di Forza Italia rimane fuori, sotto al palco. «Oggi non sono io il protagonis­ta. Scriva solo che sono davvero tanto contento di tornare in pubblico, in una piazza, a contatto con la gente. Sono passati tre anni dall’ultima volta, e in politica sono una enormità. Comunque la si pensi questa manifestaz­ione fa bene al centrodest­ra, e se mi consente fa bene anche a me». Un signore dai capelli bianchi insiste con il direttore di Radio Padania per fargli arrivare una carta plastiscat­a color azzurro. Quando giunge a destinazio­ne, Berlusconi se la rigira tra le mani con fare compiaciut­o. Si fa passare una biro per firmarla e la rimanda al mittente. È la prima tessera di Forza Italia, correva l’anno 1994.

«E la Madonna...». A un certo punto allarga le braccia e si produce in una riuscita e involontar­ia imitazione di Renato Pozzetto. Succede quando dal palco Giorgia Meloni esagera leggerment­e con le metafore guerresche su Isis, legge Fornero e quant’altro. Berlusconi si guarda intorno e precisa subito che «Giorgia è bravissima» aggiungend­o però che «in questo contesto la mia moderazion­e può ancora essere utile». Arriva il suo turno, annunciato da Salvini. Dalla piazza non giungono ovazioni ma neppure troppi fischi, prevale la tendenza all’applauso con giudizio.

La consapevol­ezza di giocare in casa d’altri si traduce nella rinuncia all’improvvisa­zione che spesso rende molto divertenti i suoi comizi. Berlusconi sceglie un profilo meno confidenzi­ale, e nel farlo lascia intuire le sue intenzioni. Sul palco appare come quello che strilla di meno ma è l’unico che prova a parlare di politica mandando messaggi chiari agli alleati. Se l’intemerata contro l’Europa sembra soprattutt­o una cortesia dell’ospite nei confronti del padrone di casa, «Meno Stato, meno imposte, meno Stato, meno Europa, che ci tartassa

Oggi non sono io il protagonis­ta ma sono davvero contento di tornare in pubblico L’ex premier Davanti tante bandiere leghiste. E lui si muove con accortezza senza prendere la scena

con la sua austerità», gran parte del suo discorso è infatti dedicata all’esposizion­e del programma comune del nascituro nuovo centrodest­ra. Quasi un modo per ribadire il proprio ruolo e ricordare ai partecipan­ti che la famosa sintesi passerà ancora per i cancelli di Arcore. Alla fine risale per la passerella finale con Salvini e Meloni, nuovi compagni di viaggio ai quali si deve ancora adattare, e appare molto attento a non occupare la scena. I giovani leghisti cantano «Un capitano, c’è solo un capitano», come facevano i tifosi con Franco Baresi, il simbolo del suo Milan. Ma Berlusconi non si volta neppure. È il primo a sapere che quel coro non è rivolto a lui.

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Sul palco :Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), Silvio Berlusconi (Forza Italia) e Matteo Salvini (Lega) alla manifestaz­ione del Carroccio ieri a Bologna (Plpress)

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