Corriere della Sera

Missione rimonta «Attacchere­mo sempre una chance c’è...»

Tutti i motivi del weekend di crisi dei leader

- d. spa. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Adoro questo posto perché posso far festa la notte dopo la gara». Scherza sul podio con Eddie Jordan il re di Singapore: quattro vittorie in carriera su una pista dove conta il «manico», nessuno come Sebastian Vettel da quando si corre nella città Stato. Ma la domanda è un’altra: la Ferrari può davvero immaginare una rimonta sulla Mercedes o è da pazzi pensarlo? Il quattro volte campione del mondo lascia un lumicino di speranza: «Con altri fine settimana del genere certo che sì. Attacchere­mo al massimo, abbiamo ancora una piccola chance e dobbiamo rendere possibile l’impossibil­e». Reduce dalla «gara perfetta» Seb suona la carica, ma lo fa solo per mettere ancora più pressione ai campioni, alla prima vera crisi tecnica dopo due anni.

Perché se l’anno scorso le grane arrivavano dallo scontro casalingo in stile Far West fra Lewis e Nico, adesso c’è un avversario solido e affamato. La Ferrari ha dimostrato di saper sfruttare le poche crepe della Mercedes: se il primo successo in Malesia è stato il più inatteso, quelli in Ungheria e a Singapore sono stati studiati e cercati su tracciati favorevoli alle caratteris­tiche della macchina.

Ma domenica prossima a Suzuka su curvoni veloci e lunghi rettilinei la Mercedes dovrebbe tornare a imporre la sua legge. Se così non sarà allora a Stoccarda scatterà l’allarme rosso, ammesso che non sia già suonato dopo i tanti — troppi— problemi accusati in questo fine settimana.

La retromarci­a rispetto a Monza è impression­ante: staccati di un secondo e mezzo nelle qualifiche, sempre lontani dalla zona podio e con un motore con pochissimi km percorsi — quello di Lewis — che fa flop.

Come si spiega? I complottis­ti sostengono teorie fantasiose, nelle aule di giustizia sarebbero definite «prive di fondamento», che ci sia un disegno per colpire la Mercedes: sono state cambiate le regole sulla pressione delle gomme, dietro ci sarebbe lo zampino di Ecclestone infuriato con i tedeschi per non aver concesso i propri motori alla Red Bull. Interroga- to sulla faccenda Toto Wolff si è messo a ridere: «Questa non è dietrologi­a, ma paranoia». In effetti l’ipotesi non regge: se al sabato le Frecce d’Argento faticavano con gli pneumatici, domenica i problemi sono stati altri. Hamilton pensava addirittur­a di poter vincere: «Con le soft avevo ritrovato il passo, ero ottimista: magari finire almeno secondo o terzo». Poi al 26° giro il super motore ha avuto un «infarto» costringen­dolo al ritiro. Dal team spiegano che è colpa di una fascetta del turbo che ha ceduto provocando la perdita di potenza. Ma la nuova power unit che ha debuttato a Monza aveva già tradito Rosberg durante le libere, il tedesco aveva dovuto correre il Gp italiano con una vecchia unità (pure questa andata in fumo). Le altre squadre motorizzat­e Mercedes, senza la versione più aggiornata, a Singapore hanno sofferto meno. La scelta di aver speso tutti i gettoni disponibil­i ha sacrificat­o l’affidabili­tà in nome delle prestazion­i? Rosberg: «La mancanza di passo è preoccupan­te, non sappiamo da cosa dipende. Chissà se riusciremo a ritrovare la forma nella prossima gara».

Affidabili­tà Hamilton: «Prima dei problemi al motore pensavo che avrei potuto vincere la gara» Dobbiamo rendere possibile l’impossibil­e

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Trionfo Sebastian Vettel, 28 anni, sul podio del Gp di Singapore (Getty Images, Afp)
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Ritiro Lewis Hamilton porta ai box la sua Mercedes: problemi al motore per il leader del Mondiale (Reuters)

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