Corriere della Sera

Francia, il «Fronte» degli intellettu­ali Nazionalis­ti e trasversal­i, attaccano l’Europa e sono accusati di fare il gioco di Marine Le Pen

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dal nostro corrispond­ente a Parigi Stefano Montefiori

Il pensiero dominante, se mai è esistito, in Francia sembra sul punto di cambiare campo. Dopo decenni di attacchi al politicame­nte corretto e al conformism­o di sinistra, gli intellettu­ali che si sentivano ai margini e amavano definirsi fuori dal coro stanno conquistan­do una nuova egemonia culturale. Le loro idee non sempre sono nuove, ma lo sono lo spazio e il seguito straordina­rio che hanno conquistat­o nella società francese.

Accomunati dal rimpianto per la Francia come nazione sovrana e dall’odio per le élite filo-europee, l’economista Jacques Sapir e il filosofo Michel Onfray ipotizzano un’alleanza trasversal­e di tutte le forze «sovraniste», dall’estrema sinistra all’estrema destra, per tornare a una Francia capace di stampare moneta, condurre la politica economica, dare lavoro ai disoccupat­i. Vengono tacciati di simpatie per il Front National, di essere «i nuovi reazionari». Loro sostengono di osservare sempliceme­nte la realtà, senza i paraocchi del progressis­mo di maniera. Vendono migliaia di libri, e si organizzan­o.

Il prossimo 20 ottobre alla Mutualité di Parigi, uno dei luoghi tradiziona­li della sinistra francese, il giornale «Marianne» organizza una grande e inusuale serata di sostegno a Michel Onfray, alla quale parteciper­anno Alain Finkielkra­ut, Pascal Bruckner e altri. Noto per il Trattato di ateologia e per decine di opere (contro Freud, Sade e Sartre, a favore di Nietzsche e Camus), il prolifico intellettu­ale che si definisce tuttora appartenen­te alla «sinistra libertaria» è il più colpito in questi giorni dall’accusa di fare il gioco di Marine Le Pen.

Nei suoi frequenti interventi su giornali, radio e tv, Onfray demolisce l’Europa liberale, l’euro e il governo socialista di François Hollande che a suo dire ha tradito la sinistra, perché predica l’accoglienz­a ai rifugiati ma si dimentica del popolo francese old school, all’antica.

Il filosofo nato come epicureo e anticleric­ale si è trasformat­o nell’ennesimo lepenista oggettivo, dicono i detrattori, in particolar­e dopo l’ultima intervista al «Figaro» nella quale Onfray critica l’ondata di emozione per la foto del bambino siriano e lamenta che «il più piccolo dubbio sui migranti viene criminaliz­zato».

Sabato sera Michel Onfray era quindi l’invitato più atteso nel talk show più seguito di Francia, On n’est pas couché (quasi un milione e mezzo di spettatori a mezzanotte). Davanti a lui Léa Salamé e Yann Moix avevano il compito di metterlo in difficoltà, ma i ruoli si sono presto invertiti. «Con la vita mondana che fa a Parigi, lei non ha più il tempo di leggere», ha detto subito Onfray a Moix in una carica contro i salotti di Saint-Germain-desPrés, prima di lanciarsi nella difesa dei «nuovi proletari, delle ragazze costrette a prostituir­si per pagarsi gli studi».

Se a Londra a guidare il Labour è Jeremy Corbyn, nemico di Blair e della terza via social-liberale, a Parigi l’intellettu­ale di sinistra che conquista le prime pagine è Michel Onfray, che fa risalire la rovina della gauche alla svolta del 1983, quando François Mitterrand rinnegò le nazionaliz­zazioni annunciate due anni prima e «si adeguò al neo-liberalism­o e all’Europa».

Alla serata alla Mutualité parteciper­anno anche Régis Debray e Jean-Pierre Le Goff: il fronte comune dei pensatori che un tempo si sarebbero detti eretici si allarga. Éric Zemmour, l’editoriali­sta di destra autore del bestseller sul «suicidio francese», ha dedicato una lettera aperta al suo «nuovo amico» di sinistra Onfray in cui gli dà il «benvenuto nel club dei populisti». «Tu dici “il mio popolo” per parlare dei Francesi con affetto e non “questo Paese” con sufficienz­a — scrive Zemmour sul “Figaro” —. Hai compreso il disprezzo di classe che anima le nostre élite benpensant­i nelle quali l’amore dell’Altro da anni sfocia nell’odio di sé. Non hai digerito “la svolta del 1983”, l’apostasia del socialismo in nome dell’Europa. Accetti il confronto con la realtà, anche se contraddic­e i tuoi a priori ideologici».

C’è poi Michel Houellebec­q, che non è un saggista o un politologo, ma il romanziere francese più conosciuto e letto nel mondo. Quest’estate durante un’intervista Houellebec­q ha parlato con stima di Michel Onfray, Pascal Bruckner e Alain Finkielkra­ut, mentre è nota la scarsa simpatia reciproca con il premier socialista Manuel Valls (definito peraltro da Onfray «un cretino»). Il giudizio di Houellebec­q sull’Europa è netto: «Il mio rimprovero all’Europa è che non esiste, a differenza della Francia. Non mi sento affatto europeo. Mi sento francese». Non è solamente

 ??  ?? Michel Onfray ospite, sabato sera, del seguitissi­mo talk show « On n’est pas couché». Sullo sfondo, la giornalist­a franco-libanese Léa Salamé
Michel Onfray ospite, sabato sera, del seguitissi­mo talk show « On n’est pas couché». Sullo sfondo, la giornalist­a franco-libanese Léa Salamé

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