Corriere della Sera

Froome si toglie i sassoloni «Io trattato ingiustame­nte»

Il suo «frullino» ha scatenato i sospetti, un gesto non bello ma vincente

- DAL NOSTRO INVIATO Paolo Tomaselli Marco Bonarrigo

Forse è il destino dei cittadini del mondo: sentirsi a casa ovunque e in nessun luogo. Chris Froome era il bambino bianco nelle periferie nere di Nairobi, il ragazzo venuto dal Kenya nelle scuole del Sudafrica e nel suo apprendist­ato ciclistico europeo. Mai del tutto amato in Inghilterr­a. Mai del tutto compreso in Francia. Anche se adesso, dopo due Tour vinti negli ultimi tre anni, bisognereb­be cominciare a fare uno sforzo, invece di fischiare la maglia gialla nella sua sfilata parigina o di lasciare entrare un manifestan­te in mezzo ai corridori a 2 km dall’arrivo.

Chris è stato anche in Italia come corridore. Ha vissuto a Chiari nel bresciano e andava spesso a Milano a trovare la fidanzata. A volte con una pianta sotto al braccio, che dava sementi particolar­i, dei quali solo lui sapeva le proprietà nutritive: un ragazzo eccentrico ma dalla determinaz­ione ferrea, dal fisico particolar­e, molto alto e molto magro, che ha trovato nel Team Sky la sua vera casa. E sui Campi Elisi la sua dependance. Subaffitta­ta prima della premiazion­e — sorridente, con equilibrio — al tedesco Greipel, padrone delle volate alla quarta vittoria.

Sono passati dieci anni da quando Paris sembrava una cittadella del Texas e sventolava col nodo alla gola le bandiere americane nell’ultimo Tour vinto da Armstrong: c’erano pioggia scura e poi luce forte anche quel giorno, ma dai vecchi semi sono cresciute soprattutt­o delusioni. Froome e Contador (tre successi, uno tolto a tavolino) sono i due nomi forti di questo decennio francese, nobilitato da Nibali, che come lo spagnolo ha conquistat­o anche Giro e Vuelta. Quintana è l’uomo del futuro, ma dopo due secondi posti deve cambiare marcia. Nessun dubbio che se

Arco di trionfo La passerella in giallo di Chris Froome, 30 anni, vincitore del Tour 2015 (Ap) tutti». David Millar, ex pro scozzese: «Tutto è calcolato, non ci sono emozioni, c’è la passione ma non esiste pietà. Al comando c’è solo Dave». Il mantra di Sky è «marginal gains»: si vince sommando guadagni marginali su ogni fronte. Corona ovale invece che circolare? Più 3 per cento. Motorhome (se glielo lasciasser­o usare) più 1 per cento. Chetoni per dimagrire? Più 0,5 per cento. Poi spremuta di barbabieto­la a colazione (killer dei radicali liberi), tre mesi in altura, gare simulate come video game e chissà quante altre cose che non conosciamo. L’uomo dei numeri si chiama Tim Kerrison ed è australian­o. Orchestra un meccanismo perfetto cui sono sopravviss­uti, fino ad oggi, due soli corridori. Bradley Wiggins (che si definisce quasi paranoico e alcolista mancato) e Chris Froome, venuto al mondo (ciclistico) col solo scopo di diventare un fuoriclass­e.

Un menù pesantissi­mo, impossibil­e da digerire con le proprie forze. Il bicarbonat­o di Sky è Steve Peters, genio della psichiatri­a reclutato da Brailsford nella polizia criminale londinese. Tour de France vinti da Sky negli ultimi 4 anni, uno con Wiggins e due con Froome dalla corona ovale che solo lui utilizza, è destinato a rimanere nella memoria, almeno ciclistica.

«Abbiamo provato a riprodurlo in allenament­o — ha confidato Nibali —, ma dipende anche dall’altezza di Chris che frulla da seduto». Il che non aiuta l’estetica: «Dato che quel tipo di pedalata l’avevo già fatto due anni fa, stavolta sono rimasto un po’ sorpreso da polemiche e sospetti — spiega Froome — e certe accuse le ho trovate abbastanza vili. Non ero qua per vincere un concorso di popolarità. Faccio certe cose perché amo il ciclismo e adoro spingere il mio corpo ai limiti: è per questo che mi alzo al mattino. Non trovo giusto il trattament­o che ho subito, con altri corridori non sarebbe successo lo stesso. La maglia gialla è unica. Conosco i lati belli e brutti della sua storia. E non la tradirò mai». Ci vuole del tempo per capire le differenze e la forza che portano con sé. Non tutti sono cittadini del mondo. Uno passato dai killer seriali ai corridori per plasmare le singole regioni del cervello onde aumentarne la resistenza a fatica, dolore, solitudine e, nel caso di Froome, anche a insulti e diffidenza. Ma quanto un atleta può resistere fisicament­e e mentalment­e in queste condizioni? E quanto materiale umano viene triturato per poter tirar fuori il campione del decennio? Wiggins si salvò differenzi­ando: dal Tour (ne uscì «con le allucinazi­oni») ai Giochi Olimpici all’Ora in pista. Froome vuole invece dominare la Grande Boucle «a lungo»: ottima intenzione visto che Sky negli ultimi 4 Tour ne ha vinti 3. In bocca al lupo ma sappia che (come accadde a Wiggo, che pure in Gran Bretagna è una divinità) al minimo cedimento verrà accompagna­to alla porta. Per Sir Dave pietà l’è morta. Anzi, non è mai nata.

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