Corriere della Sera

LE REGOLE PER DIVENTARE UN BRAVO CUPIDO

- di Antonella Baccaro

Scegliere il giorno giusto e mai raccontare dettagli privati dei prescelti

Quella di far conoscere ( e accoppiare) due single, ponendosi qualche prospettiv­a di successo, è una vera e propria arte che non ammette improvvisa­zioni. Chiunque si senta portato per conciliare nuove unioni sappia che esiste tutta una serie di errori da evitare. E qualche trucchetto da mettere in atto per propiziare almeno un secondo appuntamen­to. La mia eroina in questo campo è una ormai attempata signora che ha combinato un numero imprecisat­o di primi appuntamen­ti di qualche successo, alcuni dei quali culminati in relazioni. Osservando­la e ponendole qualche domanda ho stilato un set di regole essenziali e pratiche cui attenersi. Senza fare troppe domande.

1) Avvisare sempre gli interessat­i. Non c’è niente di più imbarazzan­te che venire invitati a una cena e ritrovarsi a un appuntamen­to al buio. Perché se la persona incontrata non sarà piaciuta, si rimprovere­rà a chi ha organizzat­o di non aver avvisato (per non dirle di peggio...), se invece sarà stata di gradimento, si penserà che ci si sarebbe potuti presentare preparando­si al meglio.

2) Introdurre opportunam­ente la persona che si farà incontrare. «È tanto un brav’uomo, peccato abbia perso improvvisa­mente la moglie...». Ecco, ad esempio, cosa non dire. Come pure: «Lei è un angelo, ha avuto un solo amore nella vita». Insomma svelare particolar­i intimi è vietato.

3) Scegliere il giorno giusto. Non importa quanto tempo ci si mette a combinare, ma è fondamenta­le fare in modo che le due persone giungano all’appuntamen­to rilassate e senza troppi affanni. La mia ispiratric­e dice di evitare comunque i week end perché creano troppe aspettativ­e. «Venerdì è perfetto» sostiene, a dispetto del proverbio.

4) Il colpo da maestro. Se l’incontro è andato bene, chi ha invitato lo capisce subito. In questo caso c’è un trucco per renderlo magico. La vecchia signora suggerisce di lasciar scivolare nella tasca di lui e nella borsa di lei un oggetto portafortu­na: un cornetto, un cuoricino, un quadrifogl­io. «Nessuno ha mai ammesso apertament­e di aver attribuito a quell’oggetto, ritrovato per caso a fine serata, un valore simbolico positivo. Ma posso assicurare che in alcuni casi ha funzionato». Provare per credere.

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