AD ATENE ORA SI APRE UNA STAGIONE DI INTESE
Sembravano stridenti le immagini dei ragazzi greci, ebbri di gioia, che la notte di domenica inneggiavano al trionfo del popolo contro le misure di austerità imposte dai creditori. In realtà, c’era ben poco da festeggiare. Qualcuno, cinicamente, ha accostato quelle immagini al Titanic, prima della tragedia. Una feroce mail mi ha poi raggelato: «Quei ragazzi sembrano tacchini che festeggiano l’arrivo del Natale».
L’unico a non aver voglia di festeggiare, pronto a caricarsi sulle spalle il peso di nuove responsabilità, è stato l’indubbio vincitore del referendum, il primo ministro e leader di Syriza Alexis Tsipras. Qualcuno l’ha paragonato al fondatore del Pasok Andreas Papandreou. Ha un carisma accostabile a quello dello scomparso leader socialista, ma non ne ha (almeno per ora) la statura e l’esperienza. Certo, la decisione di sacrificare l’irritante ministro delle finanze Yanis Varoufakis può essere un segnale positivo, in vista della ripresa di un negoziato che per la Grecia è vitale. Può anche darsi che Tsipras, che non è uno sprovveduto, capisca che occorrano collaboratori pragmatici e meno climaterici per portare il Paese fuori dalle sabbie mobili. Vedremo adesso se la nomina di Euclides Tsakalotos al posto di Varoufakis alle Finanze potrà modificare una strategia negoziale che finora è parsa vaga e inconcludente.
Tsipras, con la vittoria, ha lucidato il suo ego e ha dimostrato, con la decisione azzardata del referendum, di saper utilizzare cinicamente le armi della politica. Pronto a ricorrere (vedi assunzione last minute di centinaia di dipendenti pubblici) agli stessi sistemi che utilizzavano i suoi screditati predecessori. Proprio in queste due ultime parole, «screditati predecessori» si nasconde il segreto della vittoria del «No». La leadership di Syriza, pur confusa, è comunque ben riconoscibile. Dall’altra parte c’è il vuoto. Che Tsipras ieri, per sette lunghe ore, ha cercato di riempire, dopo aver chiesto al capo dello Stato di convocare tutti i leader dei partiti presenti in Parlamento, con l’eccezione dei neonazisti di Alba dorata. Per la prima volta, dimissionati o autoesclusi i leader del recente passato, si sono ritrovati accanto a Tsipras anche le opposizioni: Nuova democrazia, Pasok e To potami ( Il fiume), con il compito di tentare la stesura di un programma condiviso al tavolo del negoziato.
Potrebbe essere, quest’ultimo, un passaggio importante per dimostrare che, dopo il muro contro muro durato cinque sterili mesi di trattative e di bugie, si è aperta una nuova stagione. E che Syriza è pronto ad affidarsi alla flessibilità di un cartello, che potrebbe rappresentare più ampie intese, evitando gli sciocchi insulti del
Dialogo Per la prima volta i leader del recente passato si sono trovati accanto a Tsipras Geopolitica Sul piatto c’è anche il ruolo nell’Alleanza atlantica, con la Turchia meno affidabile
passato contro i Paesi creditori, e manifestando, anche con questo gesto, una volontà collaborativa.
La partita è decisiva ed è bene che ciascuno la giochi con tutte le carte sul tavolo: senza trucchi. Sul piatto non ci sono soltanto la presenza della Grecia in Eurolandia e nella stessa Ue, ma la tenuta dell’impianto europeo, evitando che da domani cominci la corsa per capire chi sarà il prossimo. Poi, ovviamente, all’orizzonte si stagliano seri problemi geopolitici.
La Grecia appartiene alla Nato, e nel momento in cui la presenza della Turchia nell’Alleanza atlantica non è affidabilissima come nel passato, il ruolo di Atene è essenziale. Questo spiega i timori della Casa Bianca, di fronte all’ipotesi che la Grecia scelga di avvicinarsi, in questo momento delicatissimo, alla Russia di Putin.