«Internet dà diritto di parola agli imbecilli»
C’erano un ungherese, un vietnamita e un italiano in una notte buia e tempestosa con una montagna di soldi a Linate: sembra l’inizio di una barzelletta, e invece è l’inizio di una serissima storia di riciclaggio internazionale sulla quale ieri la Procura di Milano alza il velo per cercare di capire quale iceberg illecito si celi dietro la punta (emersa adesso) di 10 milioni di euro in 20.000 banconote da 500 euro, atterrati a Linate il 18 dicembre 2013 a bordo di un aereo privato insieme a un ungherese poi salito su un corteo di auto blindate. Soldi veri, spariti nel nulla dopo l’ultimo scambio di valigette in un autogrill di Ivrea con un italiano perquisito ieri, ma a monte prelevati in una minuscola banca dell’Ungheria, dove un correntista del Vietnam (autore in quel periodo di una miriade di bonifici ad altri conti di cinesi in Cina) risulta aver versato quantità industriali di euro in contanti di piccolo taglio, anche 44.000 banconote da 20 euro in un giorno solo. A Budapest: dove neppure esiste l’euro, ma la moneta è il fiorino ungherese.
A Linate, quando quella notte atterra un jet privato, ne scende un ungherese (Tibor Orosz) che come compagno d’avventura ha un russo, Oleg Popov: non nasconde affatto, ma anzi si premura di dichiarare alla Dogana che con sé ha 10 milioni di euro in contanti, spiega che provengono da una «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere, senza danneggiare la collettività, e venivano zittiti. Ora hanno lo stesso diritto di parola di un Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Umberto Eco contro Internet. Parlando nell’aula magna della Cavallerizza Reale a Torino, dove si laureò in Filosofia nel ‘54 e dove ieri ha ricevuto dal rettore Gianmaria Ajani la laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media, Eco applauditissimo (giocando ha chiesto una standing ovation, subito tributata) ha detto: «La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità». Poi ha invitato i media a «filtrare le informazioni di Internet perché nessuno è in grado di capire se un sito è attendibile. I giornali dovrebbero dedicare due pagine all’analisi critica dei siti». E ancora: «Il problema della scuola è insegnare a filtrare le informazioni di Internet. Ma i docenti sono neofiti di fronte a questo strumento. Dovrebbero insegnare ai ragazzi a usare i siti per i temi, a condizione di confrontarne almeno dieci. Saper copiare è una virtù, ma le informazioni vanno paragonate».