Torti da sanare: il dovere della chiarezza
Èevidenteche sulle pensioni il governo è finito in una tenaglia. Deve rispettare una sentenza della Consulta che dice che è stato un errore, nel pieno dell’emergenza finanziaria del 2011, bloccare l’adeguamento all’inflazione degli assegni superiore a tre volte il minimo pensionistico. E nello stesso tempo deve intervenire con urgenza.
Ci sono qualcosa come 5,5 milioni di pensionati (in totale sono 18), che nel 2012, anno di prima attuazione del provvedimento di blocco, percepivano da 1.217 euro netti in su. Sono questi cittadini a essere interessati dalla sentenza. Una larghissima fetta di popolazione che non può rimanere in balia delle indiscrezioni o delle mezze verità.
Intendiamoci, le conseguenze della decisione della Corte Costituzionale sono di non poco conto per il bilancio pubblico. Anche qui le cifre oscillano tra un potenziale buco minimo di 9 miliardi (considerando che sui maggiori importi erogati si pagheranno più tasse e quindi ci saranno maggiori entrate) e un massimo di 16 miliardi.
Comprensibile quindi la prudenza di chi, come ha detto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, deve combinare il rispetto delle leggi con i conti dello Stato. Ma se c’è una lezione netta che da questa vicenda affiora è che l’emergenza finanziaria per il nostro Paese è tutt’altro che superata. E male fa chi tende a sottovalutarne la portata nella azione di governo.
Si potrà eccepire in sede di dibattito sulla congruenza o meno di quella sentenza. Sul fatto che la Corte non abbia ritenuto «ragionevole» l’intervento su pensioni che sono soltanto tre volte superiori al minimo mentre aveva giudicato non censurabili i blocchi che in precedenza avevano riguardato quelli per assegni 5 volte (nel ’98) e 8 volte (nel 2007) il minimo.
A riprova della complessità del tema, ci sono anche le parole attribuite ieri sera alla Consulta che definiva autoapplicativa la sentenza, quindi teoricamente valida per tutti i pensionati senza bisogno di ricorsi.
Ma questo è il tempo delle decisioni. Non si può fare l’errore di intervenire con altri provvedimenti che abbiano il sapore e la caratteristica della temporaneità. Quello di cui soffre il nostro paese è anche questo continuo rimettere in discussione leggi e misure (a volte male architettate, come in questo caso, secondo la Consulta), spesso anche da parte della stessa politica.
Un provvedimento che dovrebbe sanare i torti è previsto per la settimana prossima. Ma se i tempi dovessero allungarsi, allora si indichi con chiarezza almeno un percorso di soluzione. Per uscire dall’incertezza che è ciò che spinge all’inazione cittadini e famiglie.