Disgelo Usa-Cuba Ora partono anche i traghetti
Maiale,un po’ di manzo, molto pollo. Cuba è un’isola, ma mangiare pesce è sempre stato difficile perché i pescherecci sono pochissimi: troppi, agli occhi del regime castrista, i cubani che uscivano in mare alla ricerca di cernie e «blue marlin», ma poi proseguivano fino alle coste della Florida dove chiedevano asilo agli Usa. Quindi molte barche bloccate nei porti, militari a bordo di quelle autorizzate a pescare e rotte sorvegliate. Ora, col disgelo Washington-Avana, le cose cominciano a cambiare anche nel braccio di mare, un centinaio di chilometri, che separa l’isola caraibica dal territorio statunitense: tra poche settimane la rotta percorsa dai cubani in fuga comincerà a essere battuta dai traghetti americani che ieri, per la prima volta dopo oltre mezzo secolo, sono stati autorizzati a riprendere il servizio dalla Florida all’Avana. Il ministero del Tesoro e quello del Commercio hanno cominciato a concedere licenze alle società di navigazione: due le hanno sicuramente avute la Havana Ferry Partners di Fort Lauderdale che aveva fatto domanda già 5 anni fa, e la Baja Ferries Usa del gruppo United Americas che vuole introdurre servizi notturni di traghetto da varie città della Florida verso la capitale cubana. Il primo «ferry» partirà da Key West. Non è una prima assoluta. Ci sono già aerei, soprattutto United, da New York e da Tampa all’Avana. Ma sono charter organizzati per gli americani che rientrano nelle 12 categorie di missioni autorizzate, mentre il turismo è ancora ufficialmente proibito. Intanto la compagnia low cost JetBlue annuncia l’inizio di voli regolari dai primi di luglio.