Corriere della Sera

UNO SBARCO AL CONTRARIO PER RIFONDARE L’EUROPA

- Fabrizio Rondolino

Caro direttore, forse 70 mila anni fa, forse molto prima alcuni nostri progenitor­i lasciarono l’Africa e arrivarono in Europa. Qui viveva già da tempo l’uomo di Neandertha­l. I nostri progenitor­i lo sterminaro­no e conquistar­ono il pianeta. Alle origini della nostra civiltà ci sono dunque la migrazione e il genocidio.

Molto tempo è passato da allora, e al cospetto delle ondate migratorie abbiamo oggi altre opzioni oltre allo sterminio. Le donne e gli uomini che vengono dall’Africa, dal Medio Oriente e da molti altri luoghi insanguina­ti dalla guerra e illividiti dalla miseria, continuera­nno a venire a migliaia, a centinaia di migliaia: questo è un dato indiscutib­ile. Possiamo decidere di sterminarl­i tutti — come di fatto già stiamo facendo baloccando­ci con le «operazioni di polizia internazio­nale», o come vorrebbe fare chi propone il blocco navale —, o di accoglierl­i e di offrire loro la possibilit­à di vivere dignitosam­ente. Nascere male è un tiro di dadi del destino, provare a vivere bene è un diritto fondamenta­le dell’uomo.

Non è un problema etico: qui non è in discussion­e il nostro essere buoni o cattivi. È un problema di universali­tà dei diritti dell’uomo (una buona invenzione europea) e di gestione del conflitto — dunque, è questione eminenteme­nte politica. Lasciarli morire e moltiplica­re le difese è una scelta possibile, ma è destinata a diventare sempre meno sostenibil­e in termini politici, economici e militari.

Ciò di cui abbiamo bisogno, ciò che dovremmo fare è, secondo una felice espression­e di Umberto Contarello, uno sbarco in Normandia alla rovescia. Dovremmo, noi Unione Europea, armare una grande flotta, sbarcare in Libia, occuparne porzioni di costa, costruire campi di accoglienz­a, distribuir­e cibo e medicinali, arrestare e processare i trafficant­i di uomini, e portare in Europa tutti coloro che lo desiderano.

Le risorse per trasportar­e in sicurezza centinaia di migliaia di donne e di uomini sul nostro continente, e per aiutarli poi a vivere una vita dignitosa, per quanto appaiano ingenti, sono nella nostra piena disponibil­ità. Siamo ricchi, molto ricchi: il più povero dei nostri mendicanti è un Paperone al cospetto di chi sale nudo di tutto sui barconi della morte. Ogni singolo Paese d’Europa ha denaro, infrastrut­ture, tecnologia, cibo e benessere incommensu­rabilmente superiori alla somma dei Paesi da cui proviene la grande, necessaria migrazione.

È ovvio che in condizioni di normalità ciascuno preferisce stare a casa propria, e che non si può trapiantar­e in Europa un altro paio di continenti. Ma la tragedia cui siamo esposti non ha nulla a che fare con la normalità, e richiede non le lacrime del buon cuore ma il coraggio della ragione. Andare a raccoglier­e i nostri fratelli moribondi, prenderci cura di loro, portarli da noi perché possano vivere e prosperare in pace sarebbe l’atto fondativo di una nuova Europa, il gesto esemplare e realistico con cui una comunità si ritrova e riconosce.

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