Corriere della Sera

La ferita dell’Italicum

- Di Antonio Polito

Sostituire un parlamenta­re dissidente in Commission­e è un problema per il dissidente. Sostituirn­e una decina su 22, compreso l’ex leader del tuo partito (Bersani), due ex presidenti (Cuperlo e Bindi), dovendo già sostituire il capogruppo dei deputati che si è dimesso (Speranza), perché tutti dissentono dalla legge elettorale che stai per approvare, potrebbe diventare un problema anche per chi li sostituisc­e. È fuor di dubbio che con la procedura adottata ( far convocare tutti i membri della Commission­e affari costituzio­nali della Camera per chiedere loro, uno a uno, come in confession­ale, se avrebbero peccato contro l’Italicum, e mandare via tutti gli sventurati che risposero) Renzi ha deciso di pagare un prezzo politico alto sia per l’unità del suo partito sia per la credibilit­à della sua stessa leadership in quel partito. E allora c’è da chiedersi perché l’abbia fatto.

Dietro la severità del premier c’è la decisione di tenersi la strada aperta per porre la fiducia sull’Italicum. Essa può essere infatti chiesta sul testo che esce dalla Commission­e, e se questa cambiasse qualcosa nella legge, Renzi non potrebbe più blindare il vecchio testo in Aula. Ma se i deputati in Commission­e rappresent­ano il gruppo ed è quindi legittimo, per quanto traumatico, sostituirl­i, in Aula i parlamenta­ri, Costituzio­ne alla mano, rappresent­ano la nazione, e sono dunque liberi da qualunque vincolo di mandato e di disciplina di gruppo. Il treno dell’Italicum sta dunque correndo verso questo snodo cruciale del sistema democratic­o. Forse si può ancora rallentarn­e la corsa o cambiarne la traiettori­a, ma se continua così passerà per una raffica di voti di fiducia, per un Aventino con gazzarra delle opposizion­i, per una ferita istituzion­ale mentre si fanno le riforme istituzion­ali, e per un’approvazio­ne finale contestata come neanche col Porcellum avvenne. C’è da chiedersi: cui prodest?

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