Corriere della Sera

«Prezzi scesi». Mille euro per salpare dalla Libia «N

Chi è arrestato finisce nei centri di raccolta Sono otto, il più grande ha 947 rifugiati Il direttore: qui si scoppia, aprirò i cancelli

- Francesco Battistini

o water no chance». Prima d’annegare, probabile, qualcuno di loro era passato da Zawiah. Ci passano tutti. Per mesi, fanno gli schiavi nelle case di Tripoli. Puliscono cessi e spazzano retrobotte­ga. Arrangiano i soldi per Lampedusa. Ma ogni tanto l’Alba libica islamista li arresta e allora finiscono a Zawiah: sulla strada verso la Tunisia, il peggiore degli otto centri raccolta della Libia. Sessanta persone in celle che andrebbero bene per una quindicina. Una-turca-una da dividere in cinquecent­o. Il cibo poco, l’acqua pochissima.

Chi c’è passato, avverte gli altri con quella scritta sui muri: no water no chance. Se non c’è nemmeno da bere, fratelli, non vale questa pena durissima. Via di qui. Via dalla Libia. Scappate da padre Martinelli, il vescovo veronese di Tripoli, a vedere se c’è posto. O fatevi rimpatriar­e come i senegalesi e gl’indiani, che la sanno sempre più lunga. O fate come gli eritrei e i siriani che a casa non possono tornare, laggiù si spara, e non hanno altra scelta che tentare il mare: dove l’acqua c’è, eccome, ma le possibilit­à sono anche meno. «Noi vogliamo tenerli ancora per poco», è esasperato al telefono Salah Abu Dabos, 37 anni, che fino al 2012 lavorava al ministero dell’Interno di Tripoli e ora dirige il Market Camp di Misurata, il più grande di tutti, un’ex scuola con 947 profughi: «Appena possono, ci pensano loro a scappare, e li capisco. Se la situazione rimane questa, senza un intervento internazio­nale, qui è una prigione. Un rifugiato ci costa sei euro al giorno solo per mangiare, ma i soldi sono finiti da un pezzo e ormai qualcuno muore. Giovedì sera, c’era un’irachena incinta che stava per partorire. L’ho caricata in macchina e l’ho portata di corsa da un medico. Ho dovuto pagare di tasca mia. Qui dentro non c’è igiene, sicurezza, cibo. Né per noi, né per loro. Così non si può continuare: tra un mese io apro i cancelli e li lascio andare tutti».

Salpare dalla Libia è diventato più facile, arrivare in Italia no. Tra Zuwara e Zawiya, sono lì i porti dell’illusione che spesso diventano le porte dell’aldilà. Le bare naviganti, si vedono anche di giorno: la nostra intelligen­ce ha calcolato che per bloccarle servirebbe­ro quattro fregate, qualche corvetta, un pattugliat­ore. Hanno abbassato i prezzi, si dice, e si fanno più check-in: mille euro se ti pigi con altri settecento disperati e rischi d’affogare poche miglia in là, il motore guasto, aspettando che qualche nave raccolga l’Sos lanciato dagli scafisti via satellitar­e. I bambini, bontà criminale, qualche volta pagano meno. «Negli ultimi sei mesi le barche sono peggiorate e c’è molta più paura», ha denunciato la scorsa settimana una dirigente dell’organizzaz­ione Onu per i migranti, Jo- Lind Roberts: i miliziani d’Alba libica sono impegnati a combattere le truppe del generale Haftar, così basta un po’ di bel tempo e un controllo più blando perché il viaggio in Italia diventi ad alto-rischio-basso-costo. C’erano i tempi di Gheddafi, che bloccava le partenze. Ma ci sono stati pure questi anni di pattugliam­enti, coi guardacost­e tripolini della base di Garabulli che almeno ci provavano: 50 km di spiagge controllat­e, un paio di recuperi al giorno, 5 mila salvataggi... «Da un po’ di settimane non mando più fuori i miei uomini — è stata qualche giorno fa la protesta in tv del comandante, Mohammed Dandi —. Abbiamo mezzi che non potrebbero navigare oltre le 5 miglia e invece vanno fino a 50. A due dei miei, hanno sparato in mare mentre soccorreva­no un gommone. A un altro, sulla porta di casa. Un ufficiale è in ospedale per esauriment­o nervoso…». Il comandante sa che così ne moriranno a migliaia, ma che farci? «Viene prima la nostra pelle, della loro».

(Ha collaborat­o Fayez al-Durrat)

La vicenda

Celle fatiscenti o centri di raccolta senza acqua né cibo: questi i luoghi , in Libia, da cui i migranti fuggono per raggiunger­e l’Europa

I prezzi per la traversata su barconi sgangherat­i sono calati: ora bastano mille euro per attraversa­re il Mediterran­eo. Previsti sconti per i bambini

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