«Prezzi scesi». Mille euro per salpare dalla Libia «N
Chi è arrestato finisce nei centri di raccolta Sono otto, il più grande ha 947 rifugiati Il direttore: qui si scoppia, aprirò i cancelli
o water no chance». Prima d’annegare, probabile, qualcuno di loro era passato da Zawiah. Ci passano tutti. Per mesi, fanno gli schiavi nelle case di Tripoli. Puliscono cessi e spazzano retrobottega. Arrangiano i soldi per Lampedusa. Ma ogni tanto l’Alba libica islamista li arresta e allora finiscono a Zawiah: sulla strada verso la Tunisia, il peggiore degli otto centri raccolta della Libia. Sessanta persone in celle che andrebbero bene per una quindicina. Una-turca-una da dividere in cinquecento. Il cibo poco, l’acqua pochissima.
Chi c’è passato, avverte gli altri con quella scritta sui muri: no water no chance. Se non c’è nemmeno da bere, fratelli, non vale questa pena durissima. Via di qui. Via dalla Libia. Scappate da padre Martinelli, il vescovo veronese di Tripoli, a vedere se c’è posto. O fatevi rimpatriare come i senegalesi e gl’indiani, che la sanno sempre più lunga. O fate come gli eritrei e i siriani che a casa non possono tornare, laggiù si spara, e non hanno altra scelta che tentare il mare: dove l’acqua c’è, eccome, ma le possibilità sono anche meno. «Noi vogliamo tenerli ancora per poco», è esasperato al telefono Salah Abu Dabos, 37 anni, che fino al 2012 lavorava al ministero dell’Interno di Tripoli e ora dirige il Market Camp di Misurata, il più grande di tutti, un’ex scuola con 947 profughi: «Appena possono, ci pensano loro a scappare, e li capisco. Se la situazione rimane questa, senza un intervento internazionale, qui è una prigione. Un rifugiato ci costa sei euro al giorno solo per mangiare, ma i soldi sono finiti da un pezzo e ormai qualcuno muore. Giovedì sera, c’era un’irachena incinta che stava per partorire. L’ho caricata in macchina e l’ho portata di corsa da un medico. Ho dovuto pagare di tasca mia. Qui dentro non c’è igiene, sicurezza, cibo. Né per noi, né per loro. Così non si può continuare: tra un mese io apro i cancelli e li lascio andare tutti».
Salpare dalla Libia è diventato più facile, arrivare in Italia no. Tra Zuwara e Zawiya, sono lì i porti dell’illusione che spesso diventano le porte dell’aldilà. Le bare naviganti, si vedono anche di giorno: la nostra intelligence ha calcolato che per bloccarle servirebbero quattro fregate, qualche corvetta, un pattugliatore. Hanno abbassato i prezzi, si dice, e si fanno più check-in: mille euro se ti pigi con altri settecento disperati e rischi d’affogare poche miglia in là, il motore guasto, aspettando che qualche nave raccolga l’Sos lanciato dagli scafisti via satellitare. I bambini, bontà criminale, qualche volta pagano meno. «Negli ultimi sei mesi le barche sono peggiorate e c’è molta più paura», ha denunciato la scorsa settimana una dirigente dell’organizzazione Onu per i migranti, Jo- Lind Roberts: i miliziani d’Alba libica sono impegnati a combattere le truppe del generale Haftar, così basta un po’ di bel tempo e un controllo più blando perché il viaggio in Italia diventi ad alto-rischio-basso-costo. C’erano i tempi di Gheddafi, che bloccava le partenze. Ma ci sono stati pure questi anni di pattugliamenti, coi guardacoste tripolini della base di Garabulli che almeno ci provavano: 50 km di spiagge controllate, un paio di recuperi al giorno, 5 mila salvataggi... «Da un po’ di settimane non mando più fuori i miei uomini — è stata qualche giorno fa la protesta in tv del comandante, Mohammed Dandi —. Abbiamo mezzi che non potrebbero navigare oltre le 5 miglia e invece vanno fino a 50. A due dei miei, hanno sparato in mare mentre soccorrevano un gommone. A un altro, sulla porta di casa. Un ufficiale è in ospedale per esaurimento nervoso…». Il comandante sa che così ne moriranno a migliaia, ma che farci? «Viene prima la nostra pelle, della loro».
(Ha collaborato Fayez al-Durrat)
La vicenda
Celle fatiscenti o centri di raccolta senza acqua né cibo: questi i luoghi , in Libia, da cui i migranti fuggono per raggiungere l’Europa
I prezzi per la traversata su barconi sgangherati sono calati: ora bastano mille euro per attraversare il Mediterraneo. Previsti sconti per i bambini