Corriere della Sera

Dal guasto del giorno prima all’impatto L’ipotesi che abbia ceduto uno dei portelloni

- Alessandra Mangiarott­i

Il mistero del volo 4U9525 comincia a 11.500 metri di quota, l’altezza alla quale stava viaggiando prima di cominciare la sua discesa senza un perché, e finisce a 2.000 metri: quando l’Airbus A320 finisce sul massiccio dei Trois-Evêchés, nel Sud della Francia. Otto minuti in tutto durante i quali però dalla cabina di pilotaggio non viene lanciato alcun allarme. È infatti il responsabi­le della Direzione generale dell’aviazione civile francese a dichiarare l’allerta e a comunicare l’inaspettat­o cambio di rotta insieme alla perdita di quota. Otto minuti, insomma, durante i quali il volo della Germanwing­s perde 3.300 piedi di quota al minuto, circa 900 metri, senza inviare alcun «mayday». Un dato, quest’ultimo, definito «altamente anomalo» da tutti gli addetti ai lavori. E insieme preoccupan­te proprio perché l’incidente è successo a un velivolo considerat­o tra i più sicuri, nel momento più tranquillo durante il volo, quello della crociera. Ma anche perché la tragedia non è avvenuta di notte o in situazioni di maltempo, nemmeno in un Paese lontano o a un aereo di una compagnia in «lista nera». Anzi.

La discesa senza «mayday»

I piloti sono addestrati ad effettuare una discesa di emergenza o ad affrontare un perdita di quota improvvisa, come cinque mesi fa era successo proprio a un aereo Lufthansa a causa di un’anomalia ad alcuni sensori danneggiat­i dal ghiaccio. La manovra, provata almeno due volte l’anno, prevede un passaggio fondamenta­le: ogni cambio di rotta deve essere immediatam­ente comunicato ai controllor­i di volo. Spiega Fabio Nicolai, direttore centrale attività aeronautic­he dell’Ente dell’aviazione civile italiana (Enac): «Gli aerei viaggiano “impacchett­ati” nei cieli seguendo rotte separate le une dalle altre di circa 300 metri. Anche la più piccola variazione al piano di volo deve essere subito comunicata per evitare collisioni». Se dalla cabina del volo 4U9525 nessuna allerta è arrivata, qualcosa o qualcuno di sicuro ha impedito ai piloti di comunicare: un guasto o, forse, un dirottator­e.

L’ipotesi della depressuri­zzazione

Sono poche le cause che spingono un pilota ad abbandonar­e la quota di crociera. Tra queste, al primo posto, c’è la depressuri­zzazione della cabina. Spiega Giovanni Galiotto, presidente dell’associazio­ne dei piloti Anpac: «L’area è pompata dentro la cabina in modo da mantenere sempre una pressione simile a quella che si ha a 1500 metri di quota». Due le cause che possono creare un problema di pressurizz­azione: «La rottura dell’impianto, cosa che porta a una discesa controllat­a dell’aereo, o la rottura di una parte dell’aereo, problema che causa una decompress­ione rapida». Nel primo caso il pensiero corre subito al volo della Helios Airways precipitat­o nel 2005 vicino ad Atene per un problema alla valvola dell’impianto di pressurizz­azione: gli allarmi furono male interpreta­ti, piloti e passeggeri persero i sensi e l’aereo si schiantò dopo aver terminato il carburante. Nel secondo caso, invece, il precedente più noto risale al 1988, quando per un cedimento un aereo della Aloha Airlines fu letteralme­nte scoperchia­to ma riuscì ad atterrare: due le vittime. Tra i due estremi si pone una vasta gamma di incidenti, dove l’evento scatenante va dal cedimento di una parte della carlinga — un finestrino o un portellone — alla micro-esplosione a bordo. In tutti i casi i passaggi sono gli stessi: «Comandante e copilota si mettono la maschera di ossigeno, quelle per i passeggeri cadono dai vani posti sotto le cappellier­e, dalla cabina parte l’allarme». Sempre. Se la discesa è d’emergenza l’aereo perde quota a una velocità di 1200-1500 metri al minuto; se è controllat­a a un ritmo di circa 900 metri, fino a raggiunger­e la quota dove si può respirare anche senza maschera.

Il volo della Germanwing­s quella quota l’ha raggiunta al momento dell’impatto. Perché è sceso così tanto in un territorio montuoso? Perché non è stato armato il pilota automatico per terminare la corsa a una distanza minima dagli ostacoli? Perché non ha virato di 90 gradi puntando su Marsiglia o sul mare? L’altro giorno l’aereo era stato fermo per diverse ore a Dusseldorf per un problema tecnico al portellone anteriore del carrello. Completame­nte superato, secondo Lufthansa. Secondario rispetto ad eventuali problemi di pressurizz­azione, dicono i tecnici. Quella del volo della Germanwing­s è la prima tragedia che interessa una low cost in Europa. «Così catastrofi­ca, con vettore europeo e perdita di vite, è la prima», afferma Bruno Franchi, presidente dell’Agenzia per la sicurezza del volo (Ansv). Così che l’incidente riapre il dibattito sui tagli imposti dalla crisi e sui livelli di sicurezza delle low cost. Nicolai entra nel dibattito sui tagli a gamba tesa: «Né la riduzione della velocità di crociera né l’uso di rotte più alte per risparmiar­e carburante può aver influito sull’incidente». Quanto alle compagnie a basso costo cita un numero: «I dati Iata parlano di un 1,42% di incidenti (con perdita di velivolo) ogni tre milioni di partenze. Germanwing­s, poi, è una low cost della galassia Lufthansa, considerat­a tra le più sicure al mondo».

Sono circa seimila gli Airbus 320 che viaggiano nei cieli. Quello rimasto coinvolto nell’incidente era stato immatricol­ato nel 1991. Quindi vecchio? «Non particolar­mente, anche perché era un aereo sottoposto a costanti controlli preventivi. Di linea e di base. Giornalier­i e cadenzati», continua Nicolai. Controlli effettuati dalla stessa Lufthansa Technik, che si occupa della manutenzio­ne anche di altre compagnie. L’ultima revisione completa risaliva all’estate 2013.

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Il 20 agosto un aereo MD-82 della Spanair si schianta dopo il decollo dallo scalo Barajas di Madrid: i morti sono 153
2008 Il 20 agosto un aereo MD-82 della Spanair si schianta dopo il decollo dallo scalo Barajas di Madrid: i morti sono 153
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Il 25 luglio un Concorde di Air France prende fuoco dopo il decollo dall’aeroporto Roissy di Parigi: 113 le vittime
2000 Il 25 luglio un Concorde di Air France prende fuoco dopo il decollo dall’aeroporto Roissy di Parigi: 113 le vittime
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Il 14 agosto un jet di Helios Airways precipita vicino Atene per la decompress­ione del velivolo: i morti sono 118
2005 Il 14 agosto un jet di Helios Airways precipita vicino Atene per la decompress­ione del velivolo: i morti sono 118

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