QUANDO LA LEALTÀ DINASTICA CONTAVA PIÙ DEL PATRIOTTISMO
Ho letto la biografia di Eugenio di Savoia scritta da Nicholas Henderson. Giustamente il sottotitolo parla di un generale fra Italia, Francia e Austria, un grande «mercenario» europeo. Possiamo considerarlo un precursore? Se l’Austria e la Francia se ne fanno un vanto, non le pare che l’Italia lo abbia un po’ dimenticato?
Nel 1933 l’Istituto poligrafico dello Stato cominciò la pubblicazione di una grande collana intitolata «L’opera del genio Italiano all’estero». I primi due volumi, ricchi d’illustrazioni e stampati su carta pregiata, erano dedicati a «banchieri, mercanti, colonizzatori». Seguirono altri volumi sugli architetti e ve ne sarebbero stati altri ancora, probabilmente, dedicati a guerrieri e uomini di Stato, se la guerra non avesse interrotto la realizzazione del piano editoriale. L’obiettivo, dichiaratamente nazionalista, era quello di creare un grande Pantheon virtuale composto da tutti coloro che avevano rappresentato l’Italia nel mondo prima della nascita dello Stato nazionale.
A questo Pantheon, nello spirito dei curatori della collana, apparteneva anche Eugenio di Savoia, figlio di Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, conte di Soissons, e di Olimpia Mancini, forse la più bella e intraprendente (era stata amante di Luigi XIV) delle nipoti che il cardinale Mazzarino aveva chiamato a Parigi. In un volume dedicato ai grandi condottieri, Eugenio sarebbe stato affiancato da Agostino Spinola, capitano generale di Carlo V, Alessandro Farnese, conquistatore delle Fiandre, Andrea Massena, eroe della battaglia di Rivoli, e forse addirittura il generale Buonaparte, nato in Corsica da genitori «genovesi» nel 1769.
Queste «annessioni», caro Fadda, erano anacronistiche. Per i personaggi cosmopoliti che si spostavano da una corte dell’altra la parola «patriottismo» sarebbe stata fuori luogo. Nella maggior parte dei casi erano uomini d’ingegno e di talento che cercavano impiego nella corte di un sovrano accogliente e lo ripagavano con la loro lealtà. Eugenio di Savoia passò gli anni dell’infanzia e della prima adolescenza alla corte di Luigi XIV. Se gli scandali della madre non gli avessero precluso la prospettiva di una carriera militare francese, sarebbe stato un intelligente e devoto servitore del re di Francia. Quando trovò accoglienza a Vienna presso gli Asburgo, divenne il loro migliore generale. La sua vita ci ricorda che la lealtà dinastica, almeno sino al XIX secolo, fu molto più importante del sentimento nazionale.