Corriere della Sera

L’Isis e la lista nera dei 100 soldati Usa Timori e propaganda

- Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it di Guido Olimpio

dall’annuncio di Costa Crociere e Msc Crociere di cancellare Tunisi dalle rotte delle navi vacanza. «Ho incontrato il presidente Pierfrance­sco Vago di Msc Crociere e non mi ha detto nulla di simile. Sarebbe una cosa grave se accadesse davvero: significhe­rebbe che hanno vinto i terroristi».

Lo Stato tunisino sta facendo il possibile per convincere il mondo di essere in grado di sconfigger­e l’offensiva jihadista. Essebsi ha riconosciu­to che ci «sono state lacune» nella protezione del museo, ma aggiungend­o che l’intervento delle forze speciali ha evitato una strage ancora più terribile e che il «terrorista in fuga non andrà lontano». Gli investigat­ori fanno filtrare le notizie di arresti in diverse aree del Paese: due giovani fermati vicino a Biserta (nel Nord); un altro a Sfax nel centro del Paese.

Ma sarà un’operazione lunga e difficile. Come si capisce dai numeri forniti dallo stesso capo dello Stato, Essebsi: «Quattromil­a tunisini si sono arruolati nella jihad in Siria, Libia e altrove. Circa 400 sono tornati qui e rappresent­ano una sfida. Senza parlare degli altri 5 o 6 mila a cui abbiamo impedito di partire».

Minacce vere o fasulle. Rivendicaz­ioni incerte. Video a volontà e un volume impression­ante di messaggi sul web. L’Isis — attraverso la rete dei suoi simpatizza­nti — conduce una campagna mediatica incessante. Sabato è apparso su Internet un elenco con i nomi e volti di 100 militari americani «coinvolti in operazioni in Siria, Iraq e Yemen». Una sorta di lista nera con bersagli da colpire, soldati da assassinar­e indicati a lupi solitari e cellule estremiste.

Inizialmen­te sembrava che i jihadisti avessero ottenuto le informazio­ni con un’incursione dei loro pirati informatic­i. Poi, si è accertato che le identità sono state recuperate da fonti aperte, ossia articoli, pubblicazi­oni, siti. Nulla di segreto. Inoltre alcune dei possibili target non hanno nulla a che vedere con l’offensiva lanciata dagli Usa a partire da agosto contro le forze del Califfato.

Le autorità americane non hanno segnalato particolar­e allarme per la trovata jihadista ma al tempo stesso hanno allertato le loro «antenne» nel caso che a qualcuno venga in mente di dare seguito all’appello dei presunti militanti Isis. Lo schema operativo è abbastanza evidente: lo Stato Islamico indica preventiva­mente delle persone o dei luoghi simbolici, quindi aspetta che qualcuno lo attacchi e a quel punto assume la responsabi­lità del gesto anche se non c’è un vero rapporto operativo.

Già in passato l’Isis ha annunciato di essersi intrufolat­o negli archivi protetti del Comando centrale Usa a Tampa dove avrebbe rubato documenti riservati poi diffusi sui social network. In realtà il materiale non era riservato, ma facilmente reperibile, ma la mossa è stata sufficient­e per destare attenzione.

Il problema che si pone per le gerarchie militari è duplice. Da un lato c’è la necessità di informare, quindi di divulgare a volte dettagli su soldati o ufficiali. Ma dall’altra cresce l’esigenza di non compromett­ere la sicurezza del personale impegnato.

Lacune Il presidente Essebsi ha riconosciu­to che ci sono state lacune nella protezione del museo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy