Corriere della Sera

Un Negozio delle chiacchier­e può guarire dalla depression­e

- Di Severino Colombo

uando scrivo romanzi mi piace essere più drammatico di quando faccio film, ma senza perdere la leggerezza. Una leggerezza calviniana». La premessa è del regista Fausto Brizzi da poco tornato in libreria con Se mi vuoi bene (Einaudi Stile Libero, pp. 256, 18), romanzo che affronta un tema serio quale la depression­e in una chiave che sa essere ironica, divertita e leggera.

Regista e sceneggiat­ore di commedie cinematogr­afiche di successo quali Notte prima degli esami (2006), Ex (2009), Maschi contro femmine (2010), nel 2013 ha esordito nel romanzo. Da allora tiene, fermamente e felicement­e, il piede in due scarpe. In concomitan­za con l’uscita del libro, ha iniziato il casting del nuovo film Forever Young di cui ha scritto anche la sceneggiat­ura («Lavorerò con un gruppo di attori che non ho mai usato» annuncia). Simili i temi: «In entrambi si parla di giovani, veri e non, ma che fanno a finta di esserlo».

Diverso il registro per scelta. Nel caso di Brizzi la scrittura di romanzi e di sceneggiat­ure hanno poco in comune: la prima è una cosa che fa da solo («E un po’ mi incupisco» ammette); la seconda è un lavoro di squadra, un momento di conviviali­tà («Un grande pranzo sociale, anche per questo faccio fatica lavorare con qualcuno a distanza»).

Non è su Facebook e non usa Twitter. Si definisce un «primista», legato al passato e un po’ nostalgico: «Sì, mi piace quello che c’era prima; che tragedia nel 1986 quando gli Wham si sono sciolti» scherza. Poi aggiunge serio: «Cerco di stare lontano dai social, un amico mi piace vederlo in faccia, incontrarl­o davvero». Un tema che è molto presente nei suoi lavori, sia sullo schermo che sulla carta.

Vassily Kandinsky, «Voisinage», 1939, olio su tela

La sfida (vinta) del Brizzi romanziere è stata di cambiare registro rispetto ai film: «parlare di un argomento tragico con un tono ironico è qualcosa che mancava». Da qui il successo, anche internazio­nale, del libro d’esordio Cento giorni di felicità, che racconta di un malato di tumore; il libro che è stato tradotto in quaranta Paesi in agosto uscirà sul mercato americaber­a no in una special edition («Mi hanno chiesto di ampliare — racconta divertito — la parte su usi e costumi italiani, con anche una parentesi gastronomi­ca»).

Secondo contributo a questo filone «tragironic­o» è, ora, Se mi vuoi bene in cui chi ha letto il precedente ritrova luoghi (Il Negozio delle Chiacchier­e; «in tanti me lo chiedono potrei aprirlo davvero»), situazioni e personaggi. Parla di un avvocato depresso che trova riscatto nel «fare del bene». Non la beneficien­za di chi dà soldi, ma la beneficien­za di chi, alla lettera, fa qualcosa per gli altri. E se per la prova d’esordio Brizzi nelle scrittura era andato a ruota li- («È stato un viaggio emotivo»), stavolta ha dovuto tenersi a freno. La scena più forte del libro, ora collocata circa a metà, è stata la prima a essere scritta ed anche quella che Brizzi aveva pensato in principio per l’apertura. Il romanzo ora invece comincia con il protagonis­ta Diego Anastasi («È il mio Michele Apicella» dice con riferiment­o al personaggi­o-feticcio del suo idolo Nanni Moretti) che fa il bilancio della sua vita e scorre l’arco di tempo che va dagli anni Settanta ad oggi: il decennio in cui «dovevi per forza ballare», quello in cui «dovevi per forza essere bello», quello in cui «dovevi per forza essere ricco» e quello in cui devi «per forza essere sano».

Romani e cinema. Ma per quest’anno Fausto Brizzi annuncia anche un ritorno al teatro: con lo spettacolo L’ultimo giorno di sole di Giorgio Faletti, il 4 luglio a un anno dalla scomparsa ad Asti, città natale dell’amico scrittore-attore. A lui nel romanzo va il primo dei ringraziam­enti. «Fin da piccolo volevo fare lo scrittore — conclude —, mi disse: l’unico modo per esserlo è scrivere un libro». Così ha fatto e ci ha pure preso gusto. Dopo una storia di tumore e una di depression­e, Brizzi pensa anche a un terzo atto della sua personale trilogia, «sarà un altro malessere d’oggi». Raccontato sempre con il sorriso e una leggerezza. Molto brizziana.

«Cerco di stare lontano dai social network, un amico preferisco vederlo in faccia»

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