Corriere della Sera

L’incontro

- DAL NOSTRO INVIATO

Se il re dei formaggi vuole continuare a tener fede alla sua fama e salvare il trono deve darsi una mossa. Lo scontro che si è aperto nelle settimane scorse tra il Consorzio del Parmigiano Reggiano e gli allevatori non è una bega di territorio e la conferma si è avuta all’affollata assemblea (400 persone, tante in piedi) convocata per festeggiar­e gli 80 anni di attività. È una vicenda che racconta le opportunit­à ma anche le miopie del made in Italy e così alla presenza del ministro dell’Agricoltur­a Maurizio Martina quella che si è svolta nella mattinata di ieri è stata quasi una seduta di autocoscie­nza. Tema: come è possibile che una storia di eccellenza agro-alimentare (il parmigiano) si trasformi in una crisi di rapporti all’interno del mondo produttivo. La verità è venuta fuori abbastanza netta: il Consorzio, almeno così come è stato

La cessazione del regime delle quote latte Ue, ma anche il nodo dell’export e della tutela del made in Italy all’estero sono stati i temi al centro del convegno promosso dal Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano di ieri a 80 anni dalla nascita dello stesso

Caseifici finora, non è adeguato ai tempi. Assomiglia, mutatis mutandis, ai vecchi patti di sindacato della finanza italiana. Innanzitut­to non rappresent­a tutti i segmenti della filiera del Parmigiano, ci sono solo i caseifici e restano invece fuori gli allevatori e la commercial­izzazione. In più la tradiziona­le strategia di tagliare la produzione quando serve alzare i prezzi è contestata dagli allevatori ed è miope.

Le cose da fare sono altre ovvero introdurre flessibili­tà nei caseifici producendo anche altri formaggi, realizzare aggregazio­ni tra le aziende più piccole che altrimenti non riescono a sopportare più i costi della lunga stagionatu­ra, puntare con decisione alle esportazio­ni magari cominciand­o ad approfitta­re del cambio più equo tra euro e dollaro. Il tutto a pochi mesi ormai dalla fine del regime trentennal­e delle quote latte che introduce un ulteriore elemento di incertezza e preoccupaz­ione. Che a Parma e Reggio si sia ormai fatta strada la convinzion­e che si è chiuso un ciclo e bisogna aprirne uno nuovo lo dimostrano le parole del presidente del Consorzio, Giuseppe Alai, accusato spesso di essere il garante dello status quo. Ieri in apertura dell’assemblea ha scandito: «Dobbiamo guardare alla globalizza­zione come opportunit­à di espansione reale della domanda estera. E proponiamo alle imprese una forte evoluzione dei sistemi di aggregazio­ne».

Il ministro Martina ha avuto buon gioco a sostenere che buona parte delle riflession­i autocritic­he avrebbero dovuto essere formulate per tempo, invece di continuare a negare fino a poco tempo fa «i punti di fragilità». Fortunatam­ente, e Il ministro dell’Agricoltur­a Maurizio Martina è intervenut­o ieri per ricordare che «tutelare» nel 2015 non può più essere inteso come negli anni Ottanta

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