E IL PAESE DEI COMPLOTTI RESTÒ GIÙ DAL COLLE
«Ilsecondo è il primo degli ultimi», diceva Enzo Ferrari. Ma nella corsa al Quirinale il primo dei non eletti è anche il primo dei complottisti. Con i 127 voti dei grillini, Ferdinando Imposimato è arrivato secondo. Meno male. Fosse arrivato primo saremmo precipitati nella Repubblica del Complotto. Già la vita del nostro Paese è disseminata di misteri irrisolti, ci mancava solo un presidente che da alcuni anni (a partire dalle esibizioni tv come giudice di Forum, la sagra del «tarocco e della tv «pettinata») è convinto che nella morte di Aldo Moro siano coinvolti i servizi segreti di mezzo mondo (Cia, Kgb, Mi5, Stasi, Mossad...), che gli attentati dell’11/9 siano stati un’operazione di terrorismo consentita dall’amministrazione Usa, che Emanuela Orlandi viva in Turchia, felice con il suo compagno che è anche uno dei suoi sequestratori, che l’elezione del presidente della Repubblica obbedisca a una logica di scambio fra Renzi e Berlusconi.
Eppure, la carriera di tutto rispetto di Imposimato ha riguardato molti snodi tragici della storia repubblicana: caso Moro, attentato a papa Wojtyla, assassinio di Bachelet, caso Sindona, banda della Magliana e tanti altri. Doveva entrare nelle scie chimiche dei grillini per finire nel gorgo del complottismo.
Il secondo è il primo degli ultimi e, come cantava Frankie Hi Nrg, «gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili».