Corriere della Sera

NON DICA GRAZIE A NESSUNO

- di Luciano Fontana

Il lunghissim­o applauso liberatori­o, scattato al raggiungim­ento del quorum da parte del candidato presidente Sergio Mattarella, racconta più di ogni altra cosa lo stato d’animo con cui i grandi elettori hanno vissuto questo appuntamen­to. Il Partito democratic­o e la sinistra dovevano cancellare una delle pagine più nere della loro recente storia politica, l’affondamen­to di Romano Prodi per mano dei franchi tiratori solo due anni fa. Stessi votanti ma risultato completame­nte diverso. Anzi molti «franchi sostenitor­i» sono arrivati dalle file del centrodest­ra e degli ex grillini. Il neopreside­nte ha sfiorato i due terzi dei sì che permettono l’elezione alla prima votazione.

Una pagina positiva per le istituzion­i e certamente una vittoria per Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio ha ottenuto un risultato importante, ha dimostrato di saper perseguire con determinaz­ione e disinvoltu­ra i suoi obiettivi. Non ha avuto paura dei rischi e non ha cercato compromess­i a ogni costo. La muscolarit­à con cui ha affrontato la sfida avrà però sicurament­e conseguenz­e, al momento difficili da valutare.

Al Quirinale viene eletta una personalit­à dall’alto profilo politico e istituzion­ale, appartenen­te alla prima Repubblica, sostenuto anche dagli oppositori di Renzi nel Pd e da quel mondo della sinistra radicale che ha combattuto le riforme del premier.

Uomo colto, austero, dal tratto poco interventi­sta. Si illude però chi pensa che sarà un presidente addetto alle cerimonie e al taglio dei nastri, dipendente dal governo in carica o dalla sua maggioranz­a. Mattarella, un minuto dopo il suo insediamen­to, sarà il garante dell’unità della nazione e dell’interesse generale del Paese. Non ha infatti bisogno di dire grazie a nessuno. Avrà un orizzonte di sette anni e saprà dimostrare la più completa autonomia. Al di sopra delle parti, mai sopra le righe e mai sotto tutela.

Mattarella ha, inoltre, una profonda conoscenza della Costituzio­ne e dei meccanismi istituzion­ali (la legge elettorale in vigore per alcuni anni portava il suo nome). Sicurament­e farà sentire il suo peso nel percorso delle riforme che il Parlamento voterà nei prossimi mesi. Il largo risultato ottenuto rafforza il suo ruolo e la sua possibilit­à di indirizzar­e e di incidere.

Matteo Renzi ha voluto parzialmen­te correggere, prima della quarta votazione, la proposta iniziale presentata alle altre forze politiche con il tono del prendere o lasciare. Una scelta che univa tutto il Pd e trovava il sostegno caloroso della sinistra di Vendola. Un’alleanza però molto diversa da quella che regge il suo governo e lontana dal patto del Nazareno, che ha dato il primo via libera alla riforma elettorale e istituzion­ale. Il coinvolgim­ento tardivo e sofferto dei centristi di Alfano e Casini e i voti arrivati da Forza Italia cambiano in parte lo scenario iniziale. Ma lo strappo c’è stato e non sarà facile recuperarl­o.

Il premier sa che le sue riforme economiche hanno tanti nemici nella sinistra del Pd e raccolgono l’ostilità totale di Sel. Quanto durerà l’unità di facciata del partito andata in scena ieri? E se durerà, non verrà pagata a caro prezzo sul fronte delle riforme? Il recupero di un rapporto di fiducia e di lealtà con la parte moderata della maggioranz­a è un punto non eludibile. La sensazione diffusa è che la relazione non sarà più quella di una volta. Prima sarà fatta questa verifica, meglio sarà per il Paese.

Ancora più problemati­co è il destino delle riforme. Forza Italia è un partito attraversa­to da tensioni di ogni tipo, un fiume gonfio di ostilità, dissociazi­oni, linee e interessi contrastan­ti. Berlusconi sta vivendo una fortissima delusione politica e personale. Aveva puntato tutto su Renzi e sul patto del Nazareno, considerav­a Matteo il figlio politico che mai aveva trovato nel suo partito. Renzi non gli ha dato sponde, ha voluto imporre un rapporto in cui è chiaro chi dà le carte e chi deve adeguarsi. In queste condizioni il destino parlamenta­re delle riforme diventa, per usare un eufemismo, accidentat­o.

Il primo compito del neo presidente Mattarella sarà proprio quello di favorire il ritorno a un clima di dialogo e di confronto tra le forze politiche. Il Paese non può permetters­i un’altra legislatur­a senza riforme economiche e istituzion­ali, tanto meno di avviarsi verso nuove elezioni anticipate, proprio nell’anno di una timida, e a lungo agognata, ripresa.

Le riforme Dopo la prova di forza, il premier deve ricucire All’interno del governo e con Forza Italia Il compito Il Paese non può permetters­i stalli proprio mentre si affaccia la ripresa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy