Corriere della Sera

Il «debutto» in Aula del senatore Napolitano

- Marzio Breda

Alla sfida in aula sulla nuova legge elettorale non ha voluto prendere parte. Gli era parso un appuntamen­to «troppo politico», per un ex capo dello Stato che ha lasciato il Quirinale da nemmeno un paio di settimane. Ma al voto per il suo successore, che è il più istituzion­ale degli impegni per ogni parlamenta­re, a quello Giorgio Napolitano non intende rinunciare. Lo dimostra il fatto che nelle ultime ore abbia voluto informarsi sull’ordine in cui scatterà la «chiama» per i 1.009 grandi elettori, con inizio programmat­o dalle 15 di oggi a Montecitor­io. (E, per inciso, la prassi dice che si comincia proprio dai senatori a vita come lui, proseguend­o poi con i senatori «normali», per chiudere infine con deputati e rappresent­anti regionali). Non si sa su quale candidato l’ex presidente orienterà la propria scelta. Si sa che vorrebbe una chiusura rapida e di alto profilo per questa partita, attraverso la quale la classe politica dovrebbe — secondo le sue raccomanda­zioni — dare una prova di esistenza in vita e testimonia­re senso di responsabi­lità. Ciò che non sembra garantire del tutto il metodo seguito dal premier Matteo Renzi, il quale si è assunto il ruolo di regista dell’operazione. Insomma: con l’intento di compiere dei sondaggi informali, o magari con quello di bruciare avversari o di depistare chi cercava di togliere opacità a quest’elezione, sono stati messi in piazza troppi nomi, innescando un nichilisti­co tritacarne mediatico. Con il risultato di complicare un quadro già non semplice in partenza. Basta pensare a figure come Amato e Mattarella. Entrambi con un buon profilo ed entrambi apprezzati da Napolitano, sono stati esposti al rischio di ritrovarsi logorati dalla lunga rincorsa. E, soprattutt­o, esposti ai giochi di chi mira a sabotare il disegno di Renzi. A quanto pare, però, li sta ancora proteggend­o il loro stesso prestigio.

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