Il «debutto» in Aula del senatore Napolitano
Alla sfida in aula sulla nuova legge elettorale non ha voluto prendere parte. Gli era parso un appuntamento «troppo politico», per un ex capo dello Stato che ha lasciato il Quirinale da nemmeno un paio di settimane. Ma al voto per il suo successore, che è il più istituzionale degli impegni per ogni parlamentare, a quello Giorgio Napolitano non intende rinunciare. Lo dimostra il fatto che nelle ultime ore abbia voluto informarsi sull’ordine in cui scatterà la «chiama» per i 1.009 grandi elettori, con inizio programmato dalle 15 di oggi a Montecitorio. (E, per inciso, la prassi dice che si comincia proprio dai senatori a vita come lui, proseguendo poi con i senatori «normali», per chiudere infine con deputati e rappresentanti regionali). Non si sa su quale candidato l’ex presidente orienterà la propria scelta. Si sa che vorrebbe una chiusura rapida e di alto profilo per questa partita, attraverso la quale la classe politica dovrebbe — secondo le sue raccomandazioni — dare una prova di esistenza in vita e testimoniare senso di responsabilità. Ciò che non sembra garantire del tutto il metodo seguito dal premier Matteo Renzi, il quale si è assunto il ruolo di regista dell’operazione. Insomma: con l’intento di compiere dei sondaggi informali, o magari con quello di bruciare avversari o di depistare chi cercava di togliere opacità a quest’elezione, sono stati messi in piazza troppi nomi, innescando un nichilistico tritacarne mediatico. Con il risultato di complicare un quadro già non semplice in partenza. Basta pensare a figure come Amato e Mattarella. Entrambi con un buon profilo ed entrambi apprezzati da Napolitano, sono stati esposti al rischio di ritrovarsi logorati dalla lunga rincorsa. E, soprattutto, esposti ai giochi di chi mira a sabotare il disegno di Renzi. A quanto pare, però, li sta ancora proteggendo il loro stesso prestigio.