Salvini lancia Feltri E lui scherza: siamo caduti in basso
L’annuncio del leader leghista con Meloni: l’abbiamo sentito, è orgoglioso dell’attenzione
«Come siamo caduti in basso se hanno pensato a uno come me per la presidenza della Repubblica. Siamo arrivati a raschiare il fondo del barile... Eppure, sono lusingato di tanta attenzione. Sono grato per avermi regalato un’attestazione di stima che non può non farmi piacere».
Vittorio Feltri, già inviato di razza del Corriere della Sera di Piero Ottone e poi pluridirettore ( Bergamo Oggi, Indipendente, Europeo, Giornale, Libero, Borghese, Quotidiano Nazionale ma anche Video Bergamo) in principio scherza, ma non troppo, sulla voce incalzante poi trasformatasi in investitura ufficiale avanzata dal cartello Lega-Forza Italia. Finché la notizia circola sui siti on line, il giornalista bergamasco si diverte a denigrare se stesso: «È la fine se pensano a me, il fatto che sia uscito il mio nome dimostra a che punto siamo arrivati nel decadimento della nostra classe politica», dice in un’intervista al Tempo.
Feltri ripete tutto questo nelle ore in cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni propongono una terna a sorpresa: l’ex direttore del Giornale della famiglia Berlusconi, appunto, l’ex ministro degli Esteri Giulio Maria Terzi di Sant’Agata e il re dei supermercati Esselunga Bernardo Caprotti che ha invaso le case degli italiani con milioni di esemplari del volume anti-Coop «Falce e carrello».
Poi, improvvisamente, la cosa si fa seria: «È Vittorio Feltri il candidato al Quirinale di Lega e Fratelli d’Italia», annuncia Matteo Salvini in un conferenza stampa alla Camera. «Quella di Feltri è una candidatura popolare, se andassimo a chiedere per la strada scopriremmo che è più conosciuto di Amato e di Mattarella», si affianca Giorgia Meloni. «Feltri non è solo una candidatura di bandiera ma un modo per dire che esiste un centro destra anche senza Berlusconi», aggiunge Ignazio La Russa. Che aggiunge: «Noi e la Lega siamo sempre stati alleati ma questa è la prima volta che non cia avvaliamo della mediazione di Forza Italia».
Col passare delle ore, dunque, anche il tono auto canzonatorio di Feltri assume toni sfumati: «Dichiarazioni? No, caro amico, non parlo del Quirinale non sarebbe il caso», si schermisce davanti a una valanga di richieste dei colleghi. Nel corso della giornata il direttore parla con Salvini, più di una volta: «Ho sentito Feltri ed è orgoglioso di questa attenzione. A differenza di altri noi non spendiamo il nome delle perone senza averle contattate. Sarebbe di cattivo gusto...». Poi lo chiama Giorgia Meloni: «Ho detto a Feltri che ci saremmo divertiti con lui al Quirinale. Mi ha ringraziato. E ha detto che era lusingato anche se continuava ripetere: “Come siamo caduti in basso...”».
Lega e Fratelli d’Italia possono contare circa 50 grandi elettori (c’è anche il governatore Bobo Maroni) ma l’obiettivo è quello di tentare una piccola seppure significativa pesca nel campo di FI e dei centristi: «Perché mai un parlamentare di Fi dovrebbe votare scheda bianca al primo scrutinio se in campo c’è un cavallo di razza come Feltri? » , domanda La Russa. «Vedremo», aggiunge Giorgia Meloni: «Io non sono d’accordo con tutte le battaglie condotte da Feltri, vedi i matrimoni tra gay, ma di certo con il suo nome il centro destra entra a pieno titolo in questo dibattito». Feltri, poi si è detto favorevole alle adozioni per i gay, al suicidio assistito ed è un sostenitore della monarchia costituzionale e del ripristino del Regno d’Italia sotto Casa Savoia.
Negli anni ‘70 uno studente di medicina, Roberto Calderoli, cercava un direttore responsabile per l’emittente Radio Bergamo. Lo trovò, si chiamava Vittorio Feltri: «Da allora siamo amici...», rivela il vice presidente del Senato. Che aggiunge: «A chi andrebbero i voti di Feltri al quarto scrutinio? Né ad Amato né a Mattarella e neanche a Padoan. Io dico che l’unica candidatura potabile è quella di Anna Finocchiaro».
Ultima notazione perfida del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti: «Vittorio al Quirinale? Non ci andrebbe, si guadagna troppo poco».
La strategia Il Carroccio e FdI sperano di pescare nel campo degli scontenti forzisti e dei centristi