ASSE IN TENSIONE PER IL TENTATIVO DI IMPORRE IL CANDIDATO DEM
La confusione è inevitabile. Ma nelle pieghe di consultazioni febbrili rimane un punto fermo: l’asse tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. E l’accelerazione impressa alla trattativa, e forse alla sequenza delle votazioni, sembra metterlo in tensione. Eppure, più ci si avvicina al voto per il Quirinale di oggi pomeriggio, più la strategia del premier e del leader di Fi tendono a convergere. Si sono visti ieri e si incontreranno di nuovo per individuare insieme il nome da proporre al Parlamento come capo dello Stato. E spunta quello di Sergio Mattarella, giudice costituzionale ed ex ministro: anche se Berlusconi nicchia e resiste. Anche l’idea di far votare scheda bianca nei primi tre scrutini è figlia della volontà comune di trovare entro sabato il candidato o la candidata vincenti.
La tattica comporta qualche rischio. Il timore è che nell’urna le schede bianche si trasformino in preferenze per personalità ostili all’ «asse del Nazareno». Per questo i tempi si accorciano. L’insistenza con la quale Berlusconi abbraccia Renzi, definendolo esponente di una sinistra diversa dal passato, risponde alla volontà di evitare scarti del Pd. Ma non è chiaro se nella descrizione del profilo fatto ieri all’assemblea dei parlamentari di Fi, l’ex premier abbia delineato la soluzione davvero condivisa, o quella che lui preferisce.
Il vero problema sono le tensioni nei rispettivi partiti. I colloqui a palazzo Chigi tra Renzi e l’ex segretario Pierluigi Bersani, vero capo della minoranza del Pd, si spiegano su questo sfondo. Se non ottiene il placet degli avversari interni, il presidente del Consiglio rischia di diventare prigioniero di una candidatura determinata da Fi. «Saremo indispensabili per eleggere il capo dello Stato», sostiene Berlusconi.
Si coglie una certa perentorietà, nelle sue parole: come se sapesse che alla fine «a nessuno conviene rompere»; e che forse in questa fase a Renzi conviene ancora meno. Spiegando ai suoi parlamentari che il premier avrebbe accettato i «no» di Fi su alcuni candidati, Berlusconi disegna una strategia tendente a chiudere la trattativa quanto prima. Il tentativo berlusconiano è di riscrivere il «patto del Nazareno» su basi più o meno paritarie. Ufficialmente, si descrive il faccia a faccia tra i due come un confronto tra candidature destinate ad elidersi.
Renzi insiste per Sergio Mattarella. Berlusconi gli contrappone un altro giudice, l’ex premier Giuliano Amato. «Si parte e si arriva con Mattarella», scolpisce il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini. Avere proiettato la sfida su sabato, o forse venerdì pomeriggio, quando dalla quarta votazione si potrà eleggere il capo dello Stato con la maggioranza assoluta, e non con quella di due terzi, può facilitare la soluzione. Ma gli appelli del Pd a «sanare le ferite del 2013», devono passare l’esame del Parlamento.
Il rischio Il timore di Renzi e Berlusconi che votando a lungo scheda bianca possano emergere candidature ostili al patto del Nazareno