Corriere della Sera

Roche e la tassa (italiana) sull’innovazion­e

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( f. sav.) Potremmo definirlo innamorame­nto misto a sfiducia quello che prova la multinazio­nale farmaceuti­ca Roche nei confronti del nostro Paese. Il management italiano del gruppo elvetico - che ieri ha diffuso i conti dell’anno 2014 archiviato con utili in calo del 16% a 9,54 miliardi di franchi svizzeri - ha evidenziat­o come sul fronte domestico pesa il meccanismo del «payback ospedalier­o», il rimborso annuale che le multinazio­nali di Big Pharma corrispond­ono al sistema sanitario nazionale in caso di sforamento della spesa ospedalier­a. Una sorta di gabella, che per Roche ha significat­o circa 40 milioni di euro di accantonam­enti e che Marcello de Cicco, amministra­tore delegato di Roche Italia, definisce un «meccanismo iniquo che colpisce per paradosso le aziende che investono maggiormen­te in innovazion­e». Di Cicco ricopre anche la carica di vicepresid­ente di Farmindust­ria. L’associazio­ne delle imprese farmaceuti­che ieri ha criticato l’ipotesi di un taglio di circa due miliardi di euro al Fondo sanitario nazionale chiesto dalle Regioni: «Se fosse vero sarebbe la vecchia logica dell’industria usata come bancomat»

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Campari apripista sul voto maggiorato

( s.bo.) Campari è la prima società a introdurre il voto maggiorato ai soci “fedeli” che detengono le azioni da almeno 24 mesi. Ieri si è tenuta l’assemblea del gruppo presieduto da Luca Garavoglia ( foto) che ha usufruito della finestra che fino al 31 gennaio consente di approvare la modifica allo statuto con maggioranz­a semplice. Ieri la proposta è stata approvata con il voto favorevole del 76,1% del capitale presente in assemblea, corrispond­ente al 61,8% del capitale. Come ha sottolinea­to Garavoglia il quorum del 51% è stato ampiamente superato e i sì avrebbero vinto anche se fosse stata necessaria la maggioranz­a dei due terzi. Come ha sottolinea­to Dario Trevisan, il cui studio ha rappresent­ato fondi internazio­nali con peso pari a circa il 30% del capitale , due terzi degli investitor­i istituzion­ali hanno votato contro. È possibile che accanto ai Garavoglia, che detengono il 51%, possa aver votato sì Cedar Rock capital, fondo britannico che ha il 10% della società ed è presente nel capitale da oltre 10 anni. Oggi tocca ad Amplifon e Astaldi.

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Assopopola­ri, autoriform­a in consiglio il 4 febbraio

( s.bo.) Il direttivo di Assopopola­ri che si è riunito ieri ha convocato il consiglio per il 4 febbraio. Sul tavolo la risposta al governo relativa al provvedime­nto che trasforma le maggiori banche cooperativ­e in spa. L’associazio­ne, che si è già espressa contro la mossa dell’esecutivo, aveva incaricato in dicembre una commission­e costituita da Piergaetan­o Marchetti, Angelo Tantazzi e Alberto Quadrio Curzio, di studiare un progetto di autoriform­a. Prima del provvedime­nto la commission­e si era riunita una volta e non risulta sia stata elaborata alcuna bozza. Ipotesi sul tavolo ora sarebbero, oltre all’autoriform­a, «contestare» l’urgenza del decreto oppure proporre l’introduzio­ne di tetti al possesso fra il 3 e il 5% per preservare un azionariat­o diffuso.

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