Il cacciatore che l’ha trovato «L’ho chiamato, non rispondeva»
Quando all’ora di pranzo Orazio Fidone, 60 anni, pensionato, baffoni simpatici, una antica passione per la caccia, è tornato a casa e ha accesso la tv è rimasto di sasso davanti alla notizia che nella scuola vicino a casa sua fosse scomparso un bimbo. «E me ne sarei rimasto così se mia moglie non mi avesse scosso: “Ma voi cacciatori che conoscete le campagne perché non vi muovete pure? Perché non vi organizzate? Perché non andate in giro a trovare e restituire quel bimbo alla madre?”...». Le televisioni locali lo dicevano che a Santa Croce di Camerina un intero paese stava già allestendo battute per dare una mano alle forze di polizia. E Orazio Fidone ha capito che qualcosa doveva fare pure lui: «Quasi eseguendo un ordine, mi sono alzato e, come faccio quando si va a caccia, mi sono diretto subito verso la strada del mulino, andando diritto diritto proprio su quel canalone scrutato metro dopo metro. E che ne so perché proprio lì? Ma lì ho guardato. E lì ho visto quell’innocente raggomitolato fra pietre ed erbacce, immobile...». È scattato così il primo allarme. Con una telefonata ai carabinieri dal cellulare del cacciatore, un uomo col cuore in gola, come ricorda: «Ho provato a chiamarlo il piccolo. Ma non rispondeva. Capivo che era accaduto il peggio. Non mi restava che aspettare. Ma, ancora prima dell’arrivo dell’ambulanza allertata dalla caserma dei carabinieri, ho intravisto una pattuglia della polizia e mi sono sbracciato per fermare gli agenti». È il testimone rimasto fino a sera sul ciglio di quella strada dove non dimenticherà mai «la scena peggiore della mia vita», come ripeteva agli inquirenti che speravano di essere aiutati a scovare altre tracce. «No, se uno scempio è stato commesso da qualcuno che ha fatto del male al bambino — ha detto il cacciatore — certamente era già sparito al mio arrivo».