Il no di Renzi all’idea del Cavaliere: irricevibile, sulle riforme si va avanti
Bocciata la richiesta di Berlusconi di votare prima per il Quirinale: sono due piani distinti
Renzi non ha intenzione di congelare alcunché, Berlusconi deve solo decidere «se essere della partita e avere un ruolo costituente, o se tirarsene fuori, le condizioni unilaterali sono irricevibili». Il resto del ragionamento appartiene ad un copione che Renzi non ha mai abbandonato, da quando ha stretto il patto del Nazareno, e lo confermano ai piani alti del Pd: «Siamo pronti anche ad andare avanti da soli».
Insomma è corretta la sintesi che ieri faceva Angelino Alfano, rilevando come il tema dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica «non va messo nel mezzo di una polemica su legge elettorale e riforme costituzionali», a meno di non correre quantomeno due rischi: invadere ruolo e prerogative di Napolitano, che è attualmente in carica e nel pieno dei suoi poteri, e contemporaneamente esporre il futuro candidato a un negoziato in corso che con la sua elezione non c’entra per nulla.
Per il premier, come per il ministro dell’Interno, i piani devono restare distinti anche perché viceversa si rischia di pregiudicare la scelta futura che le forze politiche dovranno compiere.
E qui si arriva al secondo dei nodi, il nome del successore del capo dello Stato: se domani, nel corso della direzione, forse Renzi darà una risposta al Cavaliere, in ogni caso ha già deciso di tenere per sé, e al massimo per un numero strettissimo di collaboratori, un’eventuale rosa di cui discuterà con gli altri leader soltanto dopo, e non prima, le dimissioni di Giorgio Napolitano. Il contrario sarebbe non solo irrispettoso
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verso chi è ancora in carica, ma controproducente per una trattativa che si annuncia molto difficile, in cui i veri candidati potrebbero emergere soltanto in Parlamento e solo dopo un certo numero di votazioni. Sino ad allora le reali preferenze del presidente del Consiglio resteranno coperte.