Corriere della Sera

Renzi, Poletti e quel palinsesto della fiducia

- Di Dario Di Vico

Nel lessico quotidiano dei manager televisivi viene chiamata comunement­e “controprog­rammazione”. E funziona grosso modo così: quando sai che un tuo concorrent­e ha messo in palinsesto in un determinat­o giorno e a una data ora un programma con forti chance di catalizzar­e gli ascolti decidi per tempo cosa vuoi giocargli contro. Più riesci ad essere sorprenden­te più hai la possibilit­à di catturare una parte del pubblico potenziale e toglierlo così al rivale. Ebbene, ieri il governo ha messo in atto qualcosa del genere: ben sapendo che era attesa in mattinata la pubblicazi­one della rilevazion­e mensile Istat sull’occupazion­e e prevedendo facilmente che i dati sarebbero stati negativi, ha dato disposizio­ne al ministero del Lavoro di sfornare delle altre statistich­e. Ovviamente di segno opposto e con una fenomenolo­gia non immediatam­ente confrontab­ile con la tradiziona­le rilevazion­e dell’Istat. Così facendo però il governo ha trattato l’istituto di statistica come un concorrent­e dotato di un palinsesto “pericoloso” per l’audience e quindi da tenere a bada ricorrendo alla controprog­rammazione. In concreto è avvenuto che mentre l’Istat ha comunicato che la disoccupaz­ione nell’ultimo mese è aumentata di nuovo toccando il massimo storico, il ministero del Lavoro ha fatto sapere agli italiani che nel terzo trimestre 2014 sono stati creati nuovi 400 mila posti fissi. Il lavoro e gli indicatori di occupazion­e sono di conseguenz­a diventati l’ennesimo terreno di scontro della battaglia della comunicazi­one cara a Matteo Renzi, che le assegna un ruolo decisivo per scardinare gli equilibri di potere. La cosa forse non deve scandalizz­are più di tanto, la modernizza­zione della politica ha i suoi pregi e i suoi difetti. Il dubbio, caso mai, riguarda l’opportunit­à di giocare “contro” l’Istat. Perché una cosa è battagliar­e tra partiti e schieramen­ti contrappos­ti, altro è imbastire un duello de facto tra un ministero con forti responsabi­lità sociali e un’authority indipenden­te inserita in un organismo europeo come l’Eurostat. Speriamo, dunque, che quello di ieri resti un episodio isolato, un unicum e non si abbia in mente di fare il bis magari quando sarà reso noto il dato definitivo del Pil. Se poi l’esecutivo vuole dimostrare a tutti i costi la propria capacità di comunicare, il pane per mettere alla prova i suoi denti non manca: si cimenti nel rivitalizz­are Garanzia Giovani.

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