Corriere della Sera

Il pusher lavorava al Senato

Spaccio di cocaina, agli arresti il direttore delle Poste

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ROMA — La Panda bianca delle Poste non era passata inosservat­a. In sette mesi di appostamen­ti i carabinier­i l’avevano vista più volte fermarsi nel parcheggio di un supermerca­to di Valmontone oppure in sosta davanti a un palazzo nella cittadina a 40 chilometri da Roma, sede di uno degli outlet più famosi d’Italia e di un immenso parco giochi. Il nome di Orlando Ranaldi, 53 anni, direttore delle Poste all’interno del Senato, è emerso così nelle indagini su una banda di spacciator­i di cocaina scattate a marzo: un gruppo di insospetta­bili italiani (c’era anche un vigile urbano, Stefano Gallo, di 42) che si riforniva da albanesi residenti nel popolare quartiere romano di Torre Maura per poi distribuir­e droga, a cadenza settimanal­e, agli spacciator­i di Valmontone. Un traffico ristretto, ma pur sempre redditizio, nel quale — secondo i carabinier­i della compagnia di Colleferro e la Procura di Velletri — Ranaldi recitava un ruolo non secondario. Al punto che, dalle intercetta­zioni, rivolgendo­si a un complice — Alessandro Mele, 3 6 a nni , a ut i s t a del Cot r a l , l’azienda di trasporto pubblico locale —, aveva detto: «Non te devi fermà, devi esse preciso. Dobbiamo stare sempre sul pezzo, sennò ce fanno fori».

Ranaldi è stato arrestato all’alba di ieri con altre 10 persone e ora si trova ai domiciliar­i nella sua abitazione a Olevano Romano, sempre nell’hinterland della Capitale. Ma il suo coinvolgim­ento nell’inchiesta ha scatenato un terremoto a Palazzo Madama. «Sono esterrefat­to — commenta il presidente del Senato Renato Schifani —: ho preso contatti con la Procura di Velletri per dare immediata e totale disponibil­ità di questa presidenza all’accesso della polizia giudiziari­a agli uffici postali ove si dovesse ravvisare l’esigenza di fare delle ri- cerche utili alle indagini». Il senatore leghista Roberto Calderoli sottolinea che «il Senato deve dimostrare di essere pulito dopo gli ultimi scandali», mentre per Carlo Giovanardi (Pdl) «è necessario che l’amministra­z i one del l e Post e vagl i c on grande cautela i profili profession­ali e morali di chi, pur non facendone parte, si trova a lavorare in sedi istituzion­ali». Proprio le Poste precisano tuttavia che i fatti contestati a Ranaldi «si sono svolti al di fuori degli orari di servizio e dei luoghi di lavoro». Sulla vicenda c’è anche uno strascico politico: il dir e t t ore a r r e s t a t o e r a i nf a t t i

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