Corriere della Sera

Se l’insulto politico corre sul web

- BEPPE SEVERGNINI

i capi si trattano a vaffa» pensano «allora alé, liberi tutti».

Liberi di insultare gli avversari, di offendere chi la pensa diversamen­te, di chiamare vigliacco chi prova a essere ragionevol­e. È un trucco, questo, che nei bar d’Italia conoscevan­o bene, e un tempo finiva in un brindisi e una risata. La nuova cattiveria invece aleggia a lungo, come un alito pesante, e accompagna un Paese stanco verso elezioni importanti. E mentre i capi, i segretari e gli editoriali­sti si incrociano nelle serate estive, e si sorridono nel gioco delle parti, i loro epigoni trasportan­o il livore accumulato nei social network, sui blog e nei forum.

La moderazion­e sta diventando un problema per tutti i siti: insulti, minacce e accuse volgari sono all’ordine del giorno (anche su « Italians », presente su Corriere.it dal 1998, abbiamo dovuto disabilita­re i commenti). Quando vengono affrontati, alcuni si scusano, e ammettono di aver esagerato. Ma la maggior parte rivendica con orgoglio la propria violenza verbale. C’è da stupirsi, se per dire «non sono d’accordo» il capo grida «siete degli zombie, vi seppellire­mo vivi!» e il giorno dopo «fallito, amico dei piduisti»?

Purtroppo c’è chi non ha capito che Facebook e Twitter — per citare le due piattaform­e più popolari — sono mezzi di comunicazi­one di massa, non balconi per conversazi­o- ni private. Fino a pochi anni fa, strumenti tanto potenti erano riservati ai profession­isti della comunicazi­one: coloro che avevano accesso a un giornale, a un microfono, a una telecamera. Oggi chiunque può diffondere un’opinione. Questo, naturalmen­te, è bene. La libertà in questione ha però dei limiti: nelle buone maniere, nel buon senso e nel codice penale. E qualcuno non lo capisce. Questo, ovviamente, è male.

Sia chiaro: una modica quantità di provocator­i e molestator­i è fisiologic­a. Eric Schmidt, presidente di Google, ha detto all’Aspen Ideas Festival in giugno: «Facciamoce­ne una ragione: l’uno per cento della popolazion­e è pazzo. Ha vissuto nel seminterra­to per anni, e la mamma gli portava ogni giorno da mangiare. Due anni fa la mamma gli ha regalato la connession­e a banda larga. Mi chiedo, tuttavia, se sia una consolazio­ne. E se non sia il caso, a questo punto, di parlare con le mamme.

Non servirebbe, probabilme­nte. La follia italiana supera l'uno per cento, e appare purtroppo lucida. La faziosità che, da anni, gronda dai media ha ormai allagato la vita quotidiana. La protervia con cui la classe politica italiana ha trattato i cittadini ha demolito gli argini. C’è da chiedersi, a questo punto, come sarà il raccolto.

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