Cassano scarica il Milan e Galliani «Tanto fumo, poco arrosto»
«Ringrazio i tifosi, non lui: prometteva, prometteva...»
PESCARA — Solo Antonio Cassano poteva far passare in secondo piano, in una città divorata dall’afa, l’acceso dibattito sui biglietti omaggio. Il Pescara (giustamente) ha annunciato che non sarebbero stati concessi più i 150 posti gratuiti a (sedicenti) vip e politici locali. Invece di applaudire, costoro hanno tirato in ballo un’ordinanza secondo cui un consigliere comunale può, in qualsiasi momento, visionare gli impianti cittadini. C’è un momento migliore di Pe- scara-Inter, che segna il ritorno in serie A dopo 19 anni? Sul web gira uno spassoso spot: «Adotta un consigliere».
L’Inter, invece ha adottato Cassano, subito convocato. Destinato alla panchina, almeno in avvio (assente Palacio per squalifica, davanti probabile la coppia Coutinho-Sneijder alle spalle di Milito), il neoacquisto ha fatto capire di non gradire i ruoli da comprimario. Da Milanello ad Appiano Gentile, si è presentato con i botti (quelli proibiti) in valigia. «Al Milan tutto fumo e poco arrosto, qui c’è un progetto per vincere». Alè. Del suo recente passato salva la «gente rossonera», Silvio Berlusconi e sua figlia Barbara («molto carini con me»), il vice Tassotti e il medico Tavana (e non «Tavano», dai) «che mi ha salvato la vita». Ora c’è solo l’Inter. Le migliori? Non le spiritosaggini tipo «sono venuto per lo sfizio di conoscere Nagatomo»; non le banalità tipo «l’Inter può giocarsela alla grande con tutti, non siamo secondi a nessuno. Voglio vincere con questa maglia. Il massimo, per un interista come me»; non i baci e abbracci tipo quelli a Piero (Ausilio) e Marco (Branca) «sono stati bravissimi»; non l’idealizzazione dello spogliatoio tipo «qui mi hanno voluto all’unanimità»; non la falsa modestia tipo compagno dell’ultimo banco «Milito-Palacio-Sneijder è il trio offensivo in questo momento. Io sono appena arrivato».
No, ecco le migliori. Su Moratti: «Mi voleva dai tempi di Mancini, ma ero un pazzo scatenato e allora faceva bene a non prendermi. Ora sono più calmo». Sul cielo. «Avevo detto che dopo il Milan c’era solo il cielo? E dopo il cielo c’è l’In- ter». Sul manicomio. «Avevo detto se sbaglio al Milan, sono da manicomio? Appunto: ‘‘Se sbaglio’’. Non ho sbagliato io, ma qualcuno che sta sopra l’allenatore. Prometteva, pr ometteva, t a nt o f umo e niente arrosto era, per questo s o no dovuto andare via » . Non vuole fare il nome di Adriano Galliani, risponde alla Bersellini: «Questo lo dite voi». Ma di quali promesse parliamo? «Chiedetelo a quel signore, tanto dirà che ha sempre ragione lui. Andava d’accordo solo con la gente che gli leccava quella cosa lì, io non sono quel tipo. Già dall’estate dello scudetto prometteva. Ora se ne sono andati via Ibra, con cui ci sentiamo spesso, e Thiago Silva. Due amici».
Torniamo ai nemici: Massimiliano Allegri. «Durante l’Europeo avevo parlato con l’allenatore, mandavo i messaggi a lui e lui li girava a Galliani. La realtà? Per l’allenatore contavo come il due a coppe quando la briscola è a bastoni, ero la quinta, la sesta, la settima punta. Diceva: non ti posso promettere niente. L’aria non era buona, dovevo cambiare». Si parlava della Sampdoria («dove ho recuperato il rapporto con Garrone»), del Qatar («mi davano bei soldi»). «Ma ho scelto l’Inter che ci guadagna più del Milan».
Stramaccioni era specializzato nell’imitazione di Cassano. «Lo conosco dai tempi della Ro ma. Ama i giocatori estrosi: gli ho detto che gli farò godere solo del genio, non della sregolatezza. Di lui parlano tutti bene, ora lo posso fare io, con la mia voce, non con la sua». Così parlò Cassano all’ultimo tentativo di imitare il grande campione che poteva essere ed è stato solo per qualche sprazzo di primavera.